Monday, June 14, 2010

Isole

Credo che Manhattan sia l' isola meno isolata di quelle in cui mi sia mai capitato di stare. Anche in questo ci somigliamo. Nell'essere pezzi di terra con tutto in torno il mare ma, come già detto, tanti e tanti ponti per permettere a tutti di entrare e uscire. Anche Manhattan, come me, non confonde il dare l'accesso a tutti con il dare un posto a tutti. Quel posto bisogna conquistarselo. A volte, ci si rinuncia, scegliendo di vivere per sempre nel Queens o a Brooklyn, limitando il proprio contatto con la città a quelle ore passate in ufficio in cui ci si riesce a restare distanti persino dal riflesso che ti rimbalza in faccia dalla meravigliosa cima del Chrysler, il mio grattacielo preferito.
Manhattan è un'isola dove però è davvero difficile sentirsi isolati. Per la solitudine è diverso. Quella è una malattia atroce che ti si insinua sotto la pelle e di cui è difficile liberarsi. Per amare la solitudine bisogna amare profondamente sè stessi e ciò che si è. Bisogna amare quel silenzio che ci avvolge come un abbraccio ma che, se non ne cogliamo la dolcezza, ci può apparire come stretta mortale.
Per amare la solitudine bisogna anche aver capito che distrarsi non è sempre il meglio che possiamo fare. La distrazione ci allontana temporaneamente dai problemi o dal dolore ma anche da noi stessi e dalla nostra capacità, non dico di risolverli ma almeno di guardarli in faccia e capire che ci si può convivere.
Ho paura di molte cose nelle mie lunghe giornate, in quelle in cui non riesco a vedere una via d'uscita. Ho paura quasi di tutto ma come il bambino del libro di Ammainiti, mi ripeto, con gli occhi chiusi e i pugni stretti °io non ho paura, io non ho paura°. Ho paura di tante cose con cui ho imparato a convivere, sebbene a volte vorrei farle scomparire e prendermi il lusso di sentire il mio cuore finalmente con battito regolare, abbandonarsi alla vita senza la spettrale freddezza di quell'ombra che odiosamente continua a volteggiare sopra il mio cielo, ho paura di tante cose dicevo ma non della solitudine. Perché so di non essere un'isola nonostante il mare, spesso burrascoso che mi circonda.

2 comments:

Anonymous said...

Hai detto bene: la solitutidine è una sorta di termometro per capire che equilibrio abbiamo raggiunto con noi stessi. Essa ti costringe a guardarti in faccia alla coscienza, a risolvere o amplificare conflitti.
La cosa peggiore si ha quando pur essendo circondati da una moltitudine di persone si ci sente egualmente soli.
Leonardo

jeneregretterien said...

spesso si sceglie la moltitudine di persone proprio perchè si ha paura della solitudine, rischiando così di sentirsi ancora più soli.