Saturday, April 14, 2012

Percio' amo New York

Ieri una mia amica americana, una di quelle conosciute per caso, americana doc (nemmeno una goccia di sangue italiano nelle vene) ed ebrea, una di quelle, per intenderci, che mi hanno "adottata" aiutandomi ad arrivare fin qui, sopravvivendo nelle mie quotidiane battaglie per la sopravvivenza, mi ha detto "tutto cio' che ti arriva adesso e' meritatao. Meriti tutto perche' hai combattuto come una leonessa e ancora lo fai. Non ho mai conosciuto nessuno usare gli artigli come te. Sempre. Una battaglia feroce piena di umiliazioni che tu hai sopportato senza farti sconfiggere. Me le ricordo io e fanno male a me. Meriti tutto. Meriti di stare qui e di essere felice".

So da tempo che mi vuole bene. Sicuramente da quella volta che, dovendo lasciare una casa in tutta fretta (inclusi i miei mobili) per ragioni troppo lunghe da spiegare, mi arrivo' trafelata sotto casa, alle 7.30 del mattino, con una bustina piccina nella mano stretta a pugno che fece scivolare nella mia tasca, dandomi un bacio sulla guancia arrossata dalle lacrime, "buon Natale" (ma eravamo appena a Novembre). Dentro, piegati in otto, c'erano cento dollari. Conosco da tempo il suo affetto, dunque, ma ieri era quasi ammirazione e mi ha commosso.

In cinque anni, ho incontrato amici "indispensabili" che hanno reso il mio viaggio possibile, il mio stomaco meno vuoto e le mie malinconie meno acerbe. Ho incontrato amici che mi hanno donato amicizia senza limiti. Nessun italiano. Quelli che, di tanto in tanto, mi si sono avvicinati mi hanno sempre delusa, tradita, criticata e giudicata. Ho pochissimi amici italiani qui. Li conto sulle dita di una sola mano.

Molti italiani non amano New York e gli americani. Sono stata in molti posti nella mia vita, in Italia e all'estero. Ho amato ogni citta' e ogni paese e so che avrei potuto vivere ovunque. Per questo non capisco. Non riesco a dire "non mi piace". Persino Vienna, citta' cosi' lontana dalle mie "corde", l'ho amata molto. Avrei poi voluto vivere all'Avana. Ho adorato la Spagna, divorato con gli occhi Londra e travato il mio angolo vitale su una spiaggia messicana dove non mi sarebbe stato difficile invecchiare.

New York pero' e' la mia casa. E come tutte le case non e' perfetta. C'e' sempre una cassettiera di Ikea montata male in cui il cassetto non si apre piu' della meta' o il pomello dell'armadio che continua a staccarsi. A volte c'e' troppo caldo o troppo freddo e la pioggia e' bagnata e la neve gelata. Ma e' la mia casa.
Avete mai visto quel film vecchissimo con Cary Grant "La casa dei nostri sogni?" - In quel film la coppia compra una casa e poi passa un tempo imprevedibilmente lungo, intervallato dalla piu' lunga serie di contrattempi, difficolta', contrarieta', ostacoli che mente umana avrebbe potuto prevedere. Nell'ultima scena, pero', lui e' sulla sua sedia, nel giardino, a leggere il giornale e fumare la pipa. A casa.

Nella mia casa ci sono ancora i "lavori in corso" e a volte sono stanca. A volte sono molto stanca e vorrei mandare tutto a puttane e prendermi un residence. Ma poi esco, mi siedo su una panchina e ancora, come il primo giorno, mi ritrovo a guardare senza stancarmi, ogni singola increspatura che nasce dall'amoreggiare del vento con l'Hudson. E mi sento felice. Sento che questo e' il mio posto, il mio giardino dove sedermi a fumare una pipa leggendo un giornale. Forse perche' ho dovuto, e devo, ogni giorno, cacciare gli artigli e combattere. Di piu' credo, pero', perche' per sopravvivere ho dovuto imparare a chiedere aiuto. E l'ho trovato. Meraviogliosamente. Ho trovato braccia che mi hanno accolto e spalle che hanno sorretto la mia testa pesante e anime belle "americane" che non hanno una bandiera a stelle e strisce tatuata sulla pelle: hanno il gene dell'umanita'. Come me e come tanti. Quelli che sanno amare l'umano e non la razza, non il popolo, non le bandiere.

New York, sei la mia Napoli dell'eta' adulta. La passione del vivere. E t'amo.

Monday, April 9, 2012

Pasqua

Pasqua non mi piaceva perche' non mi piacevano le cose che si mangiavano, non c'erano regali (mio padre non ci comprava le uova per non farci mangiare troppa cioccolata) e poi si andava a Cava e io lo detestavo.

Pero' mamma mi comprava sempre un vestitino nuovo. Non ne ricordo nessuno tranne uno che mi fece finalmente passare il mio perenne broncio di "contestatrice" che mi portavo appresso come la coperta di Linus. Lo trovai disteso su letto, pronto ad essere indossato. Aveva una gonna a pieghe marroncino chiaro chiaro con dei fiorellini rossi e un giubetto marrone scure con le tasche sul davanti e il collo a camicia. Mi ricordo che amai persino le mie scarpe ortopediche quel giorno e i calzettoni "eleganti" che pero' mi segnavano le gambe cicciotte.

Ero bella senza sapere di esserlo. Non mi sono guardata allo specchio fino a pochi anni fa. Incapace di guardare cio' che vedevo e non mi piaceva. Ma quel vestito mi fece bella e quando giravo forte le pieghe della gonna si aprivano e facevano la ruota.

Forse sono andata anche a Messa contenta quel giorno pensando che appena uscita avrei fatto un sacco di giravolte con la mia gonna bella come fossi una ballerina.

Con gli anni ho pensato spesso ai sacrifici infiniti che hanno fatto i miei genitori per non farci mancare nulla ed essere felici. E so che non posso fare null'altro che amarli come li amo. Con indicibile riconoscenza.

Sono arrivata a NY che era quasi Pasqua. Per puro caso ovviamente. Ma oggi penso che non era poi un caso. Era il momento giusto per la mia "resurrezione" dalla palude della disperazione alla riva di un fiume di speranza. Se avessi avuto ancora quella gonna con le pieghe l'avrei indossata e avrei fatto la ruota tutt'intorno.

Ma non ce l'avevo piu' e per tanti mesi non ho avuto voglia di ruote o giravolte. Avevo solo tanta paura e malinconia e rabbia.

Quest'anno ho preparato il le pizze rustiche come le fa mia madre. E ho fatto tante giravolte per casa.

Monday, April 2, 2012

Running

Love was waiting for me just around the corner
but I was running
I didin't turn back
I didn't linger
I didn't hesitate


So, one day, Love
stood before me
stopping my run
with a charming smile


"May I run with you"?
it did ask
"Sure" I did reply
and I took its hand


When Love loves you, 
if you don't see it
if you don't turn back,
if you don't linger
it stops your run
it smiles 
and runs with you


Because Love
loves you



Sunday, April 1, 2012

Correndo

L'amore mi aspettava dietro l'angolo
ma io correvo
non mi voltavo
non indugiavo
non esitavo

Allora un giorno l'amore
mi si e' posto dinanzi
bloccandomi il passo
con un sorriso accattivante

"Posso correre con te?"
mi ha chiesto
"Certo, ho risposto
e gli ho preso la mano

L'amore quando t' ama,
se non lo vedi,
se non ti volti,
se non indugi,
se non esiti,
ti blocca il passo
ti sorride
e corre con te

Perche' l'amore
t'ama