Wednesday, January 26, 2011

Mi perdoni Michelangelo

Mi perdoni Michelangelo, se sono stanca di essere italiana. Mi perdoni Leonardo, se la mia nazionalita' e' come un fardello difficile da trascinare. Mi perdoni Dante, se mi sento vicino a lui per essere un "fiorentin fuggiasco" sebbene napoletana. Mi perdonino Verdi, Rossini, Caruso e Botticelli se non riesco piu' a sentire l'Italia come mia madre.

Mi perdonino, coloro che restano e che non hanno neppure la forza piu' di urlare come faccio io. Mi perdonino, coloro che provano, subiscono, assistono a tutto cio' che io provo, subisco e assisto senza neppure avere la gioia di svegliarsi sotto un altro cielo, dove Oddati, Cozzolino, Berlusconi, Santanche' etc etc etc sarebbero cancellati dalla loro stessa mediocrita'.

Mi perdonino tutti. Ma io sono stanca e incazzata. E non ne posso piu' di essere italiana. Non ne posso piu' delle donne che tacciono di fronte allo scempio. Perche' loro, la gran parte di loro, a destra e sinistra, che abbia ottenuto un qualsiasi piccolo boccone di potere spesso lo ha ottenuto con quelle stesse metodologie.

Non ne posso piu' di pause pranzo, settimane corte, date non rispettate, pagamenti procastinati, silenzi e muri di gomma che ti rimbalzano con forza lontano. L'Italia non fa nulla per tenerci. Ci allontana. O schiavi o estranei.

Non ne posso piu' di meriti che non esistono. Di speranze tramortite, di risposte che non arrivano, di curriculum come carta igienica, di file alle tue spalle di poveri cristi come te, cosi' lunghe da rendere inutile ogni alzata di voce. Se parli c'e' uno alle tue spalle pronto ad accettare meno e piegarsi di piu.

Non ne posso piu' di 110 e lode che non valgono nulla e BADATE BENE, non per colpa di Berlusconi che le sue donne se le difende, ma per colpa di chi, prima di lui (molto prima) e CON lui (anche se dall'altro lato) hanno vomitato sui 110 e lode e sulla cultura e sul merito per favorire, mantenere e cristallizzare un sistema basato sul clientelismo. Quello che li mantiene al potere.

Non ne posso piu' di non poterne piu'.

Non ne posso piu' di sembrare arrabbiata e piena di livore. Non SEMBRO. Lo sono. E lo sono per me, che sotto la neve, passeggio per un' ora un cane, ogni giorno, per riuscire a sopravvivere; ma lo sono per tutti quelli che mi scrivono, perche mi leggono (quando qualcuno mi consente di scrivere) e mi raccontano del loro dolore della loro frustrazione e del loro voler andare via.

Non ne posso piu', e perdonatemi, che ci sia lo schifo e Saviano e che entrambi diventino il risvolto della stessa medaglia in cui, come nelle peggiori favole, ci sta il cattivo e il principe buono, l'unico capace di dire, vedere la verita' fra la standing ovation di tutti quelli che poi, il giorno dopo, continuano ad essere conniventi della camorra, del clientelismo e dello scempio italico.

Non ne posso piu'.

Mi perdoni Michelangelo. Ma ieri sera ascoltando il presidente degli Stati Uniti, Obama, dire che, nonostante tutto, lui era certo che nessuno dei presenti avrebbe "barattato" il proprio essere americani con un altra nazionalita', io mi sono sentita peina di vergogna e dolore per provare forte, inesauribile il desiderio di smettere di essere italiana. Perche' se potessi smettere di esserlo, smetterei l'istante dopo di soffrire per la sorte dolorosa e indegna del mio paese.

Saturday, January 15, 2011

dieci righe

Il mio amico Andrea mi ha scritto...
"Non scoraggiarti Angela. Scrivi, scrivi e scrivi ancora. Porta un taccuino con te e scrivi dieci righe al giorno, racconta i posti che vedi, la gente che incontri".

Dieci righe. Ho sorriso perche' mi e' sembrato di non fare altro nelle mie giornate: scrivere. Numero battute: 2500, 3600, 4200.... ok. Arrivato il pezzo? si, grazie a domani.

Ma dieci righe. Quelle sono dure. Sono quell'extra da tirare fuori con le unghie, mentre le dita ti fanno male e le lettere restano impresse sul foglio in una grafia orribile, quasi illegibile. Dieci righe rubate al riposo, alla pace, alla tentazione di cedere al silenzio e all'abbandono.

Dieci righe. Ci provero'.
Oggi sono malata. Di brutto. La gola mi fa tanto male che persino i capelli ne risentono. Ma ho dovuto lavorare. Meta' mese e una fila di conti da pagare. Chissa' come. E poi c'era Michael in citta'. Solo oggi. Solo per pranzo. Michael e' l'amico di sempre. Con cui a volte ci siamo presi delle pause ma mai troppo lunghe per smettere di amarci. Anzi. Ora che sono un po' piu' americana e lui un po' piu' napoletano, ci amiamo di piu'.
Landmarc. E' uno dei nostri ristoranti preferiti. Insieme al Tamarind ma troppo caro per questi giorni. Amo Landmarc. E' come casa mia. Abbiamo parlato tanto, come non accadeva da tempo. E' arrivato il conto e io ho pagato con la mia American Express Gold, nuova di zecca. E' strabiliante. Non ho soldi ma ho una credit history perfetta e allora mi "offrono" carte di credito. Ho accettato l'AMEX per i punti con i quali spero di contribuire a un volo. Michael mi ha guardato e mi ha detto "eccola qui, con la sua Amex, quella che quattro anni fa non poteva nemmneo comprare un cellulare perche' non aveva "credit history". Vero, il primo contratto telefonico era a nome suo. Ora tutto e' a nome mio. Non solo la fatica ma anche la possibilita' di sentirsi "a casa" con il proprio nome su un'American Express.
Ho promesso solennemente, l'ultima notte dell'anno che mi sarei lamentata meno. Non so se ci riusciro' sempre.... In fondo sono napoletana. ;) Ma so che mi piace questo mio essere americana inteso come capacita' di guardare di piu' a cio' che ho che a quello che non ho.

E ho questo blog. E amici che ho trovato fra le righe di un computer. Amici cari perche' sono risaliti aggrappandosi a fragili appigli pur di risalire, nella tempesta della mia anima, fino al mio cuore. A volte mi auguro solo di essere capace di fare altrettanto, restare aggrappata a qualche appiglio, pur di arrivare al vostro cuore.