Saturday, August 14, 2010

L'immensita'

Ho attraversato la citta' in un taxi, con le ossa dolenti di stanchezza, la gola in fiamme e una stanchezza che non mi ha fatto nemmeno avere la forza di infilarmi l'orologio al polso. E poi, in fondo, a che mi serve un orlogio se sto andando, per la prima volta in tre anni e mezzo, a passare un weekend fuori citta'?
Quando vivi a New York, ci sono delle cose che ti vengono quasi a noia come il traffico della Quinta strada, il suo scintillio, le sue vetrine, il suo viavai di gente, tanta gente con mille lingue e mille colori, tutti di fretta, tutti pieni di borse, tutti indaffarati. Quello stesso tratto di strada che, pero', quasi detesto durante il giorno, ridiventa il corridoio di casa mia, ogni volta, di notte. Il corridoio di una casa dove i miei sogni continuano a resistere ai contraccolpi di una difficile realta', Mentre il taxi procede, non troppo di fretta, da un blocco all'altro, e Dorothy finalmente "trova pace", accomodata nella sua posizione "a tarallo" che significa, "vabbe' finche' sono con te tutto va bene", mi ripassano dinanzi a agli occhi sprazzi di vita recente. Pensare che la mia vita ora e' qui, davvero, dove avevo cosi' fortemente voluto mi appare ancora un fatto difficile da credere. A volte ho paura di svegliarmi e sapere che c'e' un aereo da prendere senza un biglietto di ritorno a casa. Qui. A casa mia.
E poco importa che da ottobre non so nemmeno dove sara' realmente questa casa. Cio' che so e' che questa e' la mia citta' e che io oggi sono cio' che volevo. All'80% almeno. Sorrido di me stessa ma penso anche che se fossi completamente contenta mi lascerei andare e non posso permettermelo.
New York e' una citta' in cui, di primo acchitto, ti sembra regni incontrastatao il rumore. Se ascolti ne puoi avvertire il silenzio. Se ci riesci sei riuscito ad arrivare al suo cuore e alla sua vera vita: quella che tutto e tutti accoglie e tutto e tutti trasforma.
E New York non e' solo Manhattan. Sebbene e' li' che vanno i nostri pensieri.
C'e' una parte, Upstate, verso nord, seguendo il corso dell'Hudson, che amo profondamente. E' li' che sono andata per il weekend, a casa dellla mia cara amica Chava e del mio adorato Katan.
In una casa immersa nel verde di un bosco ho ritrovato il senso di immenso che la vita ha e che, spesso, mi capita di smarrire.
Al risveglio, su un terrazzo aperto sull'intricato inseguirsi ed amoreggiare di alberi, uccelli, scoiattoli, cerbiatti, ho finalmente respirato a pieni polmoni e ho sentito di essere immensamente, anzi infinitamente felice.

Per anni ho vissuto sul minuto, sull'istante, combattendo solo per non cedere alla paura e riuscire ad arrivare al minuto dopo, ancora viva e ancora qui. Per anni ho sentito di non avere piu' nulla se non quel momento di fronte che poteva sopraffarmi e anninetarmi. Tutto cio' che mi raccontava la quotidianeita' di 24 ore almeno, e dnon di 24 secondi, era Dorothy con il suo ritmo uguale e cosi confortante.

Uscendo, a pieni nudi, su quella terrazza, senza infinito di fronte, ne' immenso, ma un fitto labirinto di arbusti, ho finalmente sentito l'immenso perche' non era di fronte ma dentro di me e alle mie spalle e sotto i miei piedi e al di sopra della mia testa.
L'immenso e' essere dove volevo.
Scrivere
Sapere che qualcuno legge
Avere i miei amici che mi consolano e amano
Sentire la vita. Sentirla e amarla
E continuare senza stanchezza ad avere sogni.

Ho toccato l'immensita' per un istante e tutto ha avuto un senso.

Thursday, August 5, 2010

Questa e' la mia casa

Scrivo poco in questi giorni. Voi siete in vacanza e io sono stanca. Un'accoppiata vincente per rallentare il ritmo....
I pensieri e la vita pero' non si fermano. Per fortuna.
E' strano e non ne riesco a capire la ragione ma, nonostante questo periodo sia difficilissimo, ho una sorta di buonumore che mi stuzzica in continuazione. Oggi e' stata una di quelle giornate da impacchettare e gettare nella spazzatura, nemmeno in quella da riciclo.... proprio quella da buttare e via. Dopo una notte quasi insonne per i lamenti di Dorothy (lei riesce ad adattarsi piu' lentamente allo zingaraggio di quanto faccia io) mi sono rimessa al computer e al telefono e tutto mi e' caduto addosso come libri che cadono da uno scaffale: tu li ami ma ti fanno male se ti cadono in faccia.
Cosi sapere che mia madre non sta bene ma peggio e che mio padre per questo sta perdendo ogni minimo buonumore, sono stati i primi tre volumi in faccia: la divina commedia.
Dopo di che e' toccato a una telefonata con un'acidissima responsabile di un'agenzia di Firenze presso la quale una mia amica sta fittando un appartamento di oltre 4000 euro per novembre (quando cio' la stagione non e' bassa ma BASSissima). Quando le ho chiesto perche' il saldo doveva essere versato DUE mesi prima della vacanza mi ha risposto "queste sono le regole, se vi piacciono le accettate, se no vi rivolgete ad un'altra agenzia". Quello e' stato come i Promessi Sposi dritti sul naso. Mai piaciuti. (In piu' mi veniva da chiedere perche' poi gli americani dovrebbero venire a spendere oltre 4000 euro per essere trattati come merde da un'acida strega)
Ma alle 21.13 di sera, mentre siedo sul comodo divano di casa della mia amica che ha una casa vera qui, con tanto di terrazzo, capisco che quella era solo una metafora divina per prepararmi a cio' che sarebbe successo di li' a pochi minuti.
Il fatto in se' non ha particolare importanza perche' ovviamente le ragioni non stanno mai da una sola parte (ma posso dire con ragionevole certezza che questa volta la ragione e' tutta mia!!!) MA cio' che ha avuto il valore e il peso dell'intera Treccani piombatami sul cranio e' stato il fatto che qualcuno, nemmeno molto simpatico, anzi per nulla, abbia provato a farmi sentire umile ma non nel senso di umile = senza pretese ma umile nel senso di poveraccia. Che, dal suo punto di vista, limitatissimo e basato su fattori estetici assolutamente lontani dai miei, lo sono sul serio. Una poveraccia sfigata.
Ora c'e' una cosa che ho imparato, anzi due. Che non posso rispondere a tono quando sono furiosa perche' non sarei lucida e non farei abbastanza male. E che parlare (e incazzarsi) con chi ha un cervello che e' rimasto un'ipotesi e quell'ipotesi e' piena di preconcetti, pregiudizi, giudizi, chiusure, limitatezze e presunzione, e' tempo sprecato e sottratto a cose piu' importanti.
Cosi, con l'Inferno di Dante a bruciarmi dentro, i monatti a suonarmi le campane a morto nella testa e tutti i volumi della Treccani a prendersi a gomitate nel mio stomaco, stanca come Lassie dopo essere tornato a casa e con un aspetto da Mary Poppins prima del trucco, me ne sono andata a bere una birra con un amico e insieme abbiamo speso, divertendoci come pazzi, una cifra folle: 20 dollari in due, per mangiare e caffe'.

E mentre sentivo tutti la rabbia scivolare via pian piano, un'amica, una di quelle "importanti" (che secondo la mentalita' di quelli dal cervello illusorio non dovrebbe essermi amica perche' lei e' famosa e benestante e io no) mi ha scritto che potevo stare da lei, in questa casa che amo, CON IL TERRAZZO!!!!!!

Sono povera. Faccio fatica a pagare l'affitto di una casa che e' un buco ma un buco a Manhattan, alla 72ma strada dove John Lennon aveva deciso di vivere. Faccio tanta fatica che presto andro' altrove, In un'altra casa, non piu' alla 72ma e forse nemmeno a Manhattan. Perche' sono povera.

Ma non permetto a nessun poveraccio di buttarmelo in faccia come una colpa o come una vergogna. Quando per cinque minuti lo faccio mi incazzo non con il poveraccio ma con me stessa perche' e' come se abbassassi la guardia e mi facessi colpire in pieno viso.

Sono povera e non mi va nemmeno di dire che sono ricca dentro. Cazzate. ;) Ma non sono insensibile e non sono prigioniera nello spazio mentale della strada sotto casa e delle cose che si possiedono.

In altri tempi e stagioni, Manhattan l'ho guardata dall'Hotel Plaza e Capri da un balcone di una camera da letto a picco sul mare. Ho avuto quello e ho questo. E sono semplicemente orgogliosa di non essere prigioniera di nulla. Soprattutto non di una casa.
La casa e' il posto dove torni e puoi startene in mutande a piedi scalzi. Tutto il resto, come diceva Troisi, e' ornamentale.