Thursday, December 29, 2011

Una mia giornata

A New York al mattino mi sveglio presto di solito. Un po' perche' il mio lavoro e' concentrato soprattutto al mattino, visto che quando qui e' ora di pranzo le redazioni dei quotidiani sono quasi in procinto di chiudere. Un po' perche' mi sembra che la mia giornata non abbia mai abbastanza tempo. A New York il tempo e' una variabile meravigliosa, riusciresti a viverne tre volte quello che vivi in un altro posto.

Una mia giornata inizia con gesti ripetitivi e uguali. Apro le finestre, qualsiasi sia la temperatura, accarezzo Dorothy e ci diciamo "buongiorno", accendo la radio, vado in bagno e metto su il caffe': rigorosamente Kimbo o Passalacqua o Illy. Con il mio vassoio mi siedo al computer e controllo la posta, chiamo i miei genitori con Skype e cazzeggio un po' su Facebook.

Poi si parte per la giornata. La metropolitana e' a due blocchi da casa, due minuti a piedi. Passo davanti alla banca, vetri chiari e impiegati seduti a vista, quasi sempre mi salutano. A volte mi fermo per fare un'operazione. Non sono mai stata in fila piu' di cinque minuti. Mai in quasi cinque anni. Quando entro, gli impiegati mi salutano con il mio nome e mi chiedono di Dorothy o di come mi sento e facciamo due chiacchiere. Il mio conto in banca e' ridicolo. Quindi non lo fanno per piaggeria.

Arrivo alla metro. Spesso mentre scendo le scale la vedo passare. A volte penso di stare in Italia e mi incazzo. Poi guardo l'orario e vedo che ce n'e' un altra in arrivo in due minuti. E sorrido. Amo New York. Mi siedo e apro il New York Times che trovo davanti alla porta ogni mattina, un lusso che ho deciso di regalarmi per una cifra ridicola visto il prestigio del prodotto. La metro OVVIAMENTE arriva in orario, a volte prima. Una fermata, due minuti, destinazione. Alla dog run (il parco per i cani, dove possono stare sciolti) ci conosciamo un po' tutti. Sono l'unica italiana e quindi devo "subire" spesso domande su Berlusconi e nuovo governo. Sono sempre gentili e mi consolano dicendo che anche loro, uno come Bush. "Si peccato che Bush sia stato in carica otto anni e poi avete eletto Obama" penso io con un sorriso.

La mia mattina e' tutta metropolitane, autobus, corse per scale e ascensori e Ipad e giornali. Se sono fuori e devo scrivere, entro da Starbucks e mi siedo al primo tavolo libero e uso il wifi gratuito. Quando sono di fretta non ordino nemmeno un cappuccino: nessuno si sogna di cacciarti. Quando devo andare all'Upper East Side, prendo il bus: ne passa uno ogni 3 minuti. A volte due, a volte 4 (e tutti bestemmiano mentalmente). In cinque anni credo di aver viaggiato in piedi 4,5 volte. Per accedere all'autobus ci si mette in fila, uno dietro l'altro, e si sale e si timbra sotto l'occhio vigile del conducente che, SEMPRE, saluta tutti e tutti ricambiano. Si saluta anche quando si scende e gli si dice "grazie, buona giornata". L'autobus e' spesso lento perche' quando c'e' un invalido in sedia a rotelle, il conducente ferma tutto, abbassa la pedana, scende e aiuta la persona in sedia a rotelle e arrivati nel mezzo la assicura al suo posto. Nessuno borbotta. Nessuno osa nemmeno alzare un sopracciglio. A New York le persone con handicap girano anche da sole e prendono i mezzi di trasporto. E io mi detesto quando mi spazientisco e mi prenderei a sberle da sola. Amo New York.

A New York giro SEMPRE senza soldi. Un po' non ne ho di mio un po' mi cadono dalle tasche e allora evito. Ma se mi viene fame o sete o mi scappa di comprare qualcosa, che so un caffe' da 2 dollari, pago OVUNQUE con il bancomat o la carta di credito. Lo stesso vale per il taxi. Lo steso vale per tutto. Inutile dire che non sono mai andata all'ufficio postale per pagare una bolletta NE' ho la domiciliazione bancaria. Semplicemente vado on line e pago ogni volta con la carta di credito o il bancomat che mi piace. Se non voglio usare il bancomat allora metto un assegno in busta e lo spedisco. Per l'affitto, metto un assegno in busta e lo spedisco.

A New York esco spesso. Molto molto molto di piu' di quanto non facessi a Napoli. Qui, infatti, puoi andare a mangiare spendendo 15$ o 150$ (mangiando bene) e NON devi aggiungere altre spese tipo auto o taxi. A NEw York puoi passeggiare a Manhattan a qualsiasi ora e anche in molte altre zone della citta'. La metropolitana e gli autobus funzionano 24 ore al giorno e alle tre di notte sono pieni piu' che alle sei di pomeriggio. Ho viaggiato DA SOLA in metro a tutte le ore SENZA PAURA.

Ora non voglio aggiungere tutte le offerte culturali e ludiche che ci sono. Non voglio fare riferimento al fatto che puoi andare a Boston o a Washington (4 ore di bus per tratta) nella stessa giornata perche' ci sono bus a tutte le ore che costano 25 dollari ANDATA E RITORNO e c'e' il WIFi a bordo. Non voglio sottolineare che le palestre sono aperte SEMPRE e per orari lunghissimi (a parte quelle 24/7) e che ti danno: asciugamani, shampoo, bagno schiuma, asciugacapelli, creme da corpo ecc ecc. E ce ne sono di tutti i prezzi, una medio buona, con tantissimi punti in citta' costa sui 70 dollari al mese (non pensate a Napoli, pensate a MILANO)
Non voglio nemmeno accennare al fatto che (pur non essendo lavoratore dipendente) zio Sam mi manda il rimborso delle tasse relativo all'anno, due mesi dopo la dichiarazione dei redditi o che l'ufficio imposte mi ha mandato una lettera di scuse perche' sono in ritardo nel mandarmi un documento chiesto un mese fa.

Certo negli Usa c'e' la pena di morte - che NON c'e' a New York e in una ventina di Stati (pensate in Michigan non c'e' MAI stata sin dalla dichiarazione dell'Unione e in altri c'e' ma non viene applicata) - che ovviamente mi fa vomitare e che il sistema sanitario fa schifo (anche se, come soggetto a basso reddito, mi hanno dato una tessera sanitaria con la quale pago 15 $ come quota contributiva se devo vedere un medico - non generico ma specialista - in ospedale) tanto che lo considero disumano. Ma nessuna civilta' e' perfetta. E in Italia la camorra mette in atto molte piu' esecuzioni in un anno di quante ne metta in atto il Texas e la sanita' pubblica italiana la stiamo distruggendo con una gestione mafiosa e corrotta e cosi' la scuola pubblica. Vorrei precisare che a New York i ragazzi vanno alle scuole pubbliche almeno fino al Liceo e che comunque le borse di studio che danno qui (a chi merita e non a chi e' raccomandato) noi ce le sogniamo. (Il pubblico e' molto piu' tutelato di quanto crediamo: quando si prende un taxi, si pagano dai 50 centesimi al dollaro extra che vanno al trasporto pubblico)

Nessuna civilta' e' perfetta ma ci sono posti dove si vive MOLTO meglio di altri e dove non hai paura di svegliarti perche' Equitalia ti ha mandato una cartella pazza che ti fara' venire i capelli bianchi a sistemare e scopri dopo vent'anni che non sei piu' un giornalista perche' non sei stata abbastanza raccomandata da avere un praticandato (o magari non potevi farlo visto che 18 mesi senza retribuzione non e' da tutti poterseli permettere) e pur buttando il sangue tutti i giorni in un lavoro che ami e per il quale ti sottopagano - ogni due o tre mesi o anche sei - non sarai piu' autorizzato a fare quel mestiere che, in Italia e NON altrove, come tutto, fa parte di una casta, intoccabile e inaccessibile.

La mia giornata, quando la luce cala nei mie meravigliosi tramonti newyorchesi, si conclude sempre con la certezza che questa citta' mi abbia ridato vita, dignita', speranza, umanita' e gioia. E che tutto cio' sia meraviglioso.

Friday, December 23, 2011

Buon Natale

E la guardo mentre distesa sul pavimento dorme placida. Il suo miglior sonno e' quello del primo mattino, quando io mi alzo e accendo la radio, a bassa voce per non svegliare il vicinato e siamo ancora nella penombra con solo l'albero di Natale illuminato. Quello e' il suo miglior sonno. A volte tanto profondo da farla sognare. E allora muove le zampe come se corresse, chissa' in quale parco, chissa' con quale compagno di giochi.

Da quasi nove anni lei e' la mia amica inseparabile. La parte di me che non ha bisogno di giustifiche, spiegazioni, scuse, parole superflue. Lei mi guarda con i suoi occhi dolci e se io sono pronta a ricambiare lo sguardo, per lei e' abbastanza.

Dorothy ed io. Come Jack Lemmon e Walter Matthau, Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto o le sorelle Kessler. Pensi a una e chiedi dell'altra. Persino i miei lettori la conoscono. Quando vado in banca mi chiedono di lei. Quando chiamo i miei genitori mi chiedono di lei. Quando si tratta di me, si tratta di lei. Perche' ogni volta che io ero sopraffatta dal dolore, lei c'era. Ogni volta che ho paura, lei c'e'. Quando la mia felicita' e' tanto forte da far rumore, lei c'e'. Quando ho pochi soldi lei c'e'. Quando ingrasso, o dimagrisco, o mi trucco o urlo, piango, rido, dormo, leggo o scrivo. Lei c'e'. E mi ama incondizionatamente senza chiedermi di cambiare, riflettere, migliorarmi, adeguarmi, cambiare o essere niente di diverso dal mio odore che e' la sua casa.

A parte i miei genitori e la mia famiglia, lei viene prima di tutto per me. Prima di me stessa, se serve, perche' per lei vengo prima di lei stessa.

Per questo oggi non potevo partire e lasciarla senza sapere se sarebbe stata accudita adeguatamente. Per questo non potevo mettere quel desiderio inesprimibile che avevo di essere con la mia famiglia per Natale al di sopra del suo stare al sicuro. Per questo, io sono qui con lei.

Io amo il Natale e trovo sinceramente insopportabile il cinismo stantio di chi lo detesta. Per me Natale e' un tesoro di ricordi di felicita'. Di me che mi svegliavo al mattino nel letto con le mie cugine, in una casa dove si viveva improvvisamente in 8 invece che 4. Il pandoro nel latte, i regali, sempre piccoli, sempre di "tempi di crisi" ma regali. Ricordo in particolare una bambola, che ancora conservo, che amai fino ad impazzire di felicita: con il suo vestitino rosa e i capelli biondi. E zia Elena che raccontava le sue storie e di un'infanzia fra la guerra e la poverta', con mio padre costretto a stare in collegio e lei a svegliarsi che era ancora notte per andare al lavoro, con il freddo che odiava come me. Io amo questa stagione dell'anno in cui non si deve essere buoni ma almeno si puo' per un po' smettere di essere inutilmente cinici, sterilmente pessimisti, rabbiosamente incazzati.

Io amo questa stagione dell'anno perche' mi fa ricordare di quanto io sia stata fortunata a nascere dove sono nata, cresciuta come sono stata cresciuta e resa libera. Libera di non sentirmi costretta ad essere cinica e lamentarmi.

Mio fratello mi ha scritto di ricordarmi quello che metto sempre alla fine delle mie mail, "stay hungry, stay foolish". Ed e' quello che faro'.

Penso a tutti coloro che fastidiosamente si preparano ad "affrontare" l'orgia di cibo e regali, nel mezzo di familiari che gli stanno pure un po' sul cazzo e a lamentarsi di quanto detestano il Natale. E penso a me, che ero furiosa quando mi hanno detto che Babbo Natale e la Befana non esistevano. Infatti, avevo ragione io. Esistono. Se solo sapessimo vederli. Se solo la smettessimo, per un momento, di pensare che essere adulti significhi essere annoiati, pessimisti e disfattisti. Se solo la smettessimo di pensare che un regalo da 6 euro valga meno di uno da 600 e che la vita e' troppo dura per essere felici. Per alcuni e' cosi. Per alcuni e' piu' dura di altri. Eppure bisognerebbe guardarsi intorno e riconoscere, per una volta, almeno una volta all'anno, cio' che di meraviglioso di cui ci e' stato fatto dono, non da esseri superiori, magari, ma da noi stessi, dalla nostra capacita' di costruire, di creare, di sperare e sognare.

Se chiudo gli occhi un attimo ora, sono felice. Perche' la felicita' non e' nell'appagamento totale, ma nell'avere un altro obiettivo, un altro traguardo, un altro sogno da sognare. E io ne ho da vendere, anzi da regalare visto che e' Natale.

Dorothy dorme serena. Ora sa che anche io sono di nuovo serena. E felice. Non per oggi, forse non per domani ma per questa vita che mi e' stata data e che, follemente, instancabilmente, voracemente amo.

Thursday, November 24, 2011

shoes

Few days ago I finally get rid off a pair of boots that were really in a bad shape. They were a pair of Italian boots that I bought before to move here in NYC.
Pochi gioni fa mi sono decisa a dare via un paio di stivali che erano davvero in pessime condizioni e che avevo comprato prima di trasferirmi a New York

When you move in a new city, where you don't know anybody, and you are scared and also filled with sadness and anger, like I was, a pair of Italian shoes, amazingly made, comfortable and warm can help to make you feel better.
Quando ti trasferisci in una nuova citta, dove non conosci nessuno e sei spaventato e pieno di tristezza e rabbia, com'ero io, un paio di scarpe italiane, fatte magistralmente, comode e calde possono aiutare a sentirti meglio

Like any other woman, I am in love with shoes. And beautiful shoes. Forget Aldo and all this "made in China" fake stuff that they sell around and are like men with pleated pants and white socks underneath. Shoes are "made in Italy", like pizza or like "opera". Everything else is a fake. Think about it: if you go to Manolo's and you look under the shoes, they say "made in Italy". Same for any kind of precious, fab, magnificent shoes. I will forever acknowledge that we Italian carry the unique shame of 17 (seventeen!!!!!!) years of Mr. Bunga Bunga Berlusconi government BUT also I will forever state that the only shoes with real dignity are Italian. After them you have a big hole and then some Spanish or Brazilian or French.
Come tutte le donne, amo le scarpe. Scarpe belle. Dimenticate Aldo e tutte quelle cose fatte in Cina che vendono ovunque e che sono come gli uomini con i pantaloni con le pinces e i calzini bianchi. Le scarpe sono MADE IN ITALY, come la pizza e l'opera. Tutto il resto e' un falso. Pensateci: se andate da Manolo e guardate sotto la scarpa c'e' scritto "made in Italy". Lo stesso per ogni scarpa preziosa, favolosa e magnifica. Riconoscero' per sempre che gli italiani si porteranno addosso per sempre la vergogna di diciassette anni di Bunga Bunga Berlusconi ma, allo stesso modo, rivendichero' per sempre che le uniche scarpe con vera' dignita' sono quelle italiane. Dopo di loro c'e' un grande buco e poi qualche spagnola o braziliana o francese.

So, my boots were for me like the Linus' blanket. They made me feel better and they were my signature like Italian (yes I know, also my "light accent" lol) And this is why I kept fixing them and using them even if, I confess, I have many others. But I had those at my feet when I arrived at the JFK that day, my heart filled with sorrow. I had those when I entered my apartment in Queens and I felt completely lost and forgotten. I had those at my feet (well also they lost my luggage so...) when, after days of crying, I started to wander around to become friend with my new life. I had those boots at my feet in my journey through my new life, my challenge, my pursuit to happiness.
Quindi i miei stivali erano la mia coperta di Linus. Mi facevano sentire meglio ed erano il mio segno che ero italiana (si lo so, anche il mio "leggero accento" lol) Ed e' per questo che continuavo ad aggiustarli ed indossarli anche se, lo confesso, ne ho molti altri. Ma avevo quelli ai miei piedi quando sono arrivata al JFK quel girono, con il cuore pieno di dolore. Li avevo quando sono entrata nel mio appartamento nel Queens e mi sono sentita completamente persa e dimenticata. Li avevo anche quando ho deciso di cominciare ad andare in giro per fare amicizia con la mia nuova vita. Ho avuto quegli stivali ai piedi nel mio viaggio attraverso la mia nuova vita, la mia sfida, la mia ricerca della felicita'

Get rid of them was difficult and scary. But necessary like it always happens in life. Nothing last forever. And I guess I was ready.
Liberarmene e' stato difficile. Ma necessario come sempre avviene nella vita. Niente dura per sempre. Ed ero anche pronta, credo.

This is my fifth Thanksgiving here in New York. This is the first one that I don't feel just a guest. The first one I feel part of my new life and of so many lives around me. And I am thankful. Because I wore those boots and I flew here. And I am thankful because since then I became a better person, even if older ;) I became a better person because I met wonderful people loving me, supporting me and making me feel that I was strong enough to get rid of those shoes.
Questo e' il mio quinto Ringraziamento qui a New York. Questo e' il primo in cui non mi sento solo esclusivamente un ospite. Questo e' il primo in cui mi sento pienamente parte della mia nuova vita e di molte vite che mi sono intorno. E sono grata. Di aver indossato quegli stivali ed essere volata qui. Grata perche' da allora sono diventata una persona migliore, anche se piu vecchia. Sono diventata migliore perche' ho incontrato persone meravigliose che mi hanno amato, sostenuto e mi hanno fatto sentire che ero abbastanza forte da potermi liberare di quegli stivali.

I didn't grow up with Thanksgiving tradition and I am not religious. For this I appreciate to have a day, one extra day, during the year to be thankful for what I have. Even if, during the journey, I lost important pieces of my heart. Still, I am thankful and full of gratitude for being less scared to walk without those boots.
Non sono cresciuta con la tradizione del Thanksgiving e non sono religiosa. Per questo apprezzo di avere un giorno, un giorno in piu', per essere grata per tutto cio' che ho. Anche se, lungo il viaggio, ho perso pezzi importanti del mio cuore. Comunque, sono grata per sentirmi meno spaventata a continuare il cammino senza quegli stivali.

Saturday, November 12, 2011

Grazie Presidente Berlusconi

Glielo dico io che non l'ho mai votata, nemmeno una volta, nemmeno per sbaglio e nemmeno in maniera trasversale

Grazie.

Perche' per diciassette anni, con l'appoggio della maggioranza degli italiani, lei ha protetto noi stessi dal vederci come siamo: inguaribilmente come lei.

Perche' per diciassette anni lei ci ha lasciato l'illusione che senza di lei potevamo vivere in un paese piu'normale e dignitoso

Perche' per diciassette anni Lei ci ha distratto dall'amara verita' che prima di lei era tutto uguale ad ora e prima ancora.

Perche' per diciassette anni ha consentito alle donne di cancellare ogni singola conquista ottenuta negli anni settanta donandogli in cambio ricchi premi e cotillons

Perche' per diciassette anni ci ha permesso di pensare che in Italia esistano degli eroi e che questi rispondano al nome di Santoro, Saviano ecc ecc ecc - chi non e' con loro e' contro di loro e dunque con lei e dunque cattivo -

Perche' per diciassette anni ci ha fatto credere che un giorno anche noi, chissa' come, chissa' quando, chissa' perche'

Perche per diciassette anni e' riuscito a manipolare la nostra memoria cancellando tutto il buono e lasciando solo la nostre indole di schiavi a prevalere.

Ora che Lei non ci sara' piu', scopriremo tristemente che continueremo ad aver bisogno di una raccomandazione pure per avere un allaccio di telefono;
ora che lei non ci sara' piu' ci accorgeremo che le donne andranno avanti ancora e solo se hanno tette e culi da master
ora che Lei "fingera" di andar via, noi ci ritroveremo con la solita banda di "politici di professione" senza nessuna intenzione di passare la mano, senza nessuna intenzione di mettere regole, senza nemmeno la finta promessa di volerle rispettare

regole semplici, sa? Come non essere candidabili se si non si e' puliti e non sottoposti a indagini di nessun tipo.

Potrei andare avanti all'infinito caro presidente Berlusconi ma poi mi viene la nausea.

Sappia pero' che io non brindo oggi al suo commiato. Per le macerie che lascia non ci sono brindisi che non risultino volgari.

Sappia che io sogno davvero un paese migliore. Ma lo sogno perche' sto lontana. E da lontano e' piu' facile sognare. Lei questo non e' riuscito a togliermelo. Alla maggior parte di chi resta, si.

Wednesday, November 9, 2011

I detest you

"it is weird: I detest your taste, I find dull and childish your writing, I consider you a little narcissist, still I feel you You a deep attraction and I passionately wish that You find happiness... Human mind's jokes"
I found this comment at one of my old post by chance. I was trying to fix my blog and being completely dumb, I got lost somewhere, somehow. And I found this Luigi and I remembered that he was also used to comment the blog I have for my newspaper. Always acid and angry comments. But tonight I found out that he wishes me happiness and that he feels a deep attraction for me.
I am smiling.
I am flattered
All those adjectives about my writing and myself are a lot. Even for a narcissist like me ;)
Truth is that I have no layers, no filters and no goals when I write and this can appear naive. I get that.
But what is clear, I guess, from my writing is the truly belief that we can reach happiness accepting the challenge to pursuit it.
And also that happiness can be, for tonight, a lost comment,that shows me the bright side that we should be able to see in everything.


E' strano, detesto i Suoi gusti, trovo banali e puerili i suoi scritti, la reputo una piccola narcisista, eppure provo per Lei una profonda attrazione e desidero ardentemente che Lei trovi la felicita'. Che scerzi fa la mente umana.......

Monday, November 7, 2011

Anglish

Anglish is "my" language: English re-interpreted though my lack of knowledge

I have been speaking Anglish everyday for the last (almost) five years and now I am comfortable with that and I don't feel too ashamed when I realize that some people look at me wondering "what the hell is she trying to say?"

In New York, it is rare that someone looses his/her temper because your accent or because you use words in the wrong way. People here are so used to this mix of accent, vocabulary and sound that actually they enjoy it. And they, thanks God, even find it sexy.

I love New York and I know everybody knows that. I profess my adoration for this city every single day someway. Because NY fills my soul and my soul perfectly fit in it.

Well, so the thing is that I am trying to write sometimes in Anglish, besides the post I will publish in Italian - so I fairly split the pain between you and my Italian fellows. I don't want to be a pain in the ass ONLY for you my friends.

Anyway, before to go I am thinking that there are people who really use my accent and my Anglish trying to make me feel an asshole. Trying to make less important anything I could say. Trying to make me feel always like the "last arrived", the "stranger", the "stupid one".




At the beginning I was hurt. Now I am not. I found out that those people just have problem to listen to anybody because they are completely absorbed in they selfishness. And if I can tell, they are deeply boring.

Monday, July 18, 2011

nel mio tempo, il tuo tempo

Caro Pierpaolo
un anno fa, a quest'ora, mentre scrivo, ancora dormivi nel tuo letto, vivo. In poche ore la vita sarebbe uscita dal tuo petto, esplosa da una vena, per spargersi intorno come una cascata di stelle.
ho dovuto cercare conferma del giorno perche' quel giorno e' ancora avvolto nella nebbia nel mio cuore e nelle mie viscere. A volte vorrei eliminarlo come una scoria velenosa.
"Pierpaolo e' morto"... o "E' morto Pierpaolo".... non so in quale ordine di parole mio padre mi diede la notizia. Prima ancora che il suono delle parole passasse attraverso l'oceano che ci separava, io ero gia' crollata sotto il peso del macigno.
Ho pianto tanto e per giorni. Ancora piango a pronunciare il tuo nome. Ancora non posso rileggere le tue lettere.
Ma posso guardare il cielo e vederti, quando una paura mi incrina il respiro. Allora tu mi sorridi e mi abbracci.
Avrei voluto dire per te belle parole su quell'altare, ma non sono riuscita. Ho fallito. Ma tutte le parole che dovevamo dirci ce le siamo dette in pochi gesti. E tu mi avevi perdonata. Avevi perdonato la mia durezza. Il mio affrontarti di petto e dirti in faccia che non ti amavo piu'. Proprio mentre ti amavo piu' che mai.
"Stiamo attraversando un desero" mi hai scritto un giorno, quando mi ero appena trasferita. E ce l'abbiamo fatta entrambi.
Tu sei stato la mia forza e spero io un po' la tua.
Da tempo non vieni nei miei sogni ma quando era importante lo hai fatto e mi hai detto "sto bene, dillo a mamma, dillo che non ho sentito niente" Mi hai detto anche che le parli e lei non sente. Devi capire il suo dolore. Le toglie persino l'udito.
Poi mi hai guardato e mi hai sorriso e mi hai detto "non dimenticare mai che ti voglio bene".
No, ora non me lo scordo. Ogni giorno mi sveglio, alzo la persiana e guardo al tua foto e mi sento meno impaurita per quel pezzo di strada che mi sono scelta e che e' spesso tanto in salita.
E' passato un anno. Dentro nemmeno un minuto. E non passera' mai. Quel minuto fra te vivo e te morto per me nn passera' mai.
Quando superi le lacrime e la disperazione, c'e' la pace e ci si ritrova, ancora dallo stesso lato ancora vivi.

Ho mangiato il mio primo hot dog da Gray's Papaya a New York con te. Molti anni fa. Anzi io ne ho mangiato uno e tu tre.
Domani vado da Gray's Papaya e mangio un hot dog per te. Per celebrare la tua breve vita che ho avuto l'onore di condividere cosi' profondamente.
E so che questo sara' il modo migliore per onorarti, per ricordarti e per ricordare a te, come tu hai fatto a me, che ti voglio bene.
E te ne vorro' per sempre.
Nel mio tempo e nel tuo tempo.

Monday, July 4, 2011

cuore matto

E' un cuore matto il mio. Percio' lo proteggo. Perche' e' cosi matto da innamorarsi di tutto e di tutti con un sorriso.
Se sente odore d'amore il mio cuore corre e ci si piazza e mi distoglie dall'urgenza del vivere

Benedico il mio cuore matto perche' mi ha fatto rinascere mille volte e mi fa amare il sole che filtra dalla finestra dopo una notte di pensieri e preoccupazioni.

Benedico il mio cuore perche' mi ha fatto amare oltre le date di inizio e di fine, oltre gli status, oltre i vincoli, oltre i legami, oltre la morte

Benedico il mio cuore perche' ha saputo tirarmi addosso tanto di quell'amore da commuovermi. Da farmi mancare il fiato.

Che cuore matto. Che si emoziona per un'amica che ti dice "mi fido di te". E non ti serve altro.

Che cuore matto. Che riesce a togliermi le preoccupazioni del domani quando la malinconia di una partenza e' tutto cio' che davvero conta. Perche' quella malinconia ha dentro tanto altro amore, tante altre risate, tante debolezze condivise senza paure, tante incomprensioni superate, tanto di tutto cio' che sa di vita.

Che cuore matto che ho. Matto come chi sa essere felice. Perche' ci vuole un pizzico di pazzia per essere felice.

Wednesday, June 8, 2011

Tanti auguri

A me.
Che amo talmente la vita da aver paura che mi sfugga via dalle mani.
Potendo scegliere vivrei per sempre
Senza annoiarmi
Sempre curiosa di cio' che c'e' dietro l'angolo

Amo la vita come ne amo i profumi, i ricordi, i rumori e i silenzi e persino le lacrime
Amo la vita persino quando muore perche' poi non muore veramente

Perche' se si guardarla da un altro punto di vista c'e' sempre.
Puo' non esserci l'amore ma c'e' la vita
E la vita se c'e' e' amore

Penso di essere stata meritatamente fortunata perche' non ho smesso mai di cercarne la bellezza.
E ho visto cio' che rende gli occhi come scrigni di colori immaginari. Arcobaleni in movimento.

Vorrei ricordarne dieci ma poi mi sentirei Saviano. Allora esagero e ne ricordo 15 seguite dalle 20 che vorrei realizzare in questo mio primo nuovo anno di nascita.

- ho avuto l'amore di una famiglia perfetta
- ho amato i libri e i loro sudori
- ho fermato l'istante negli occhi di chi amavo
- ho pianto per amore ma non per disperazione
- ho tenuto in braccio i miei nipoti finche si addormentavano
- ho visto Barack Obama presidente degli Stati Uniti
- ho lasciato che Dorothy mi curasse
- ho avuto paura dell'ignoto e per questo sono riuscita ad affrontarlo
- ho avuto una zia che si chiamava Elena Vitale
- ho indossato un abito Armani e scarpe Valentino
- ho guidato la Vespa
- ho firmato un contratto per una casa a Manhattan perche' la mia credit history era eccellente
- ho visto, quando non ci speravo piu', il mio nume su un giornale e non fra i colpevoli ;)
- ho visto la neve
- ho stretto la mano a Sean Penn

Ed ora cio' che vorrei.
- vorrei un biglietto per l'Italia per tre settimane di vacanza
- vorrei che i miei genitori rivedessero Dorothy
- vorrei intervistare Michelle Obama
- vorrei avere uno show in radio
- vorrei comprarmi una Vespa usata
- vorrei ballare
- vorrei essere americana (oltre che italiana)
- vorrei che a New York ci fosse la mozzarella di Battipaglia
- vorrei che i miei genitori potessero venire a trovarmi
- vorrei una brioche con il gelato e la panna
- vorrei gli addominali
- vorrei scrivere questo benedetto libro
- vorrei incontrare chi mi ha fatto delle cattiverie e vederlo scivolare per strada, cadendo con il culo per terra su una cacca di cane - e ridere di gusto
- vorrei rivedere mio cugino senza dover morire anche io
- vorrei avere almeno un pezzo di famiglia piu' vicino
- vorrei comprarmi un abito nuovo di Armani e scarpe Chanel e borsa .... forse Hermes
- vorrei che Napoli....
- vorrei che avere un'assicurazione sanitaria o schiattare di salute per sempre
- vorrei essere la fidanzata anche non ufficiale di Sean Penn
- vorrei addormentarmi con il rumore del mare nel cuore

Saturday, May 14, 2011

Backup

Oggi ho fatto il backup del mio computer nuovo e del mio cellulare nuovo.
Back up. Prendi tutte le informazioni da un cervello e le passi in uno nuovo, completamente vergine.
Chissa', pensavo, forse dovremmo, di tanto in tanto, fare il back up della nostra vita ma poi mi sono resa conto che era una sciocchezza perche' cio' che conta davvero e cio' che dobbiamo portare sempre nella testa e' lo stesso che ci resta impresso sul fondo degli occhi e fra le rughe del cuore. Quello che non riusciamo a mettere via mai, per dirla con Ligabue.

E' stato un periodo difficile. Intensamente difficile. Per uscirne ho dovuto guardare in alto e oltre. Ho dovuto piu' che mai avere l'audacia della speranza. La forza della ragione. La tenacia della volonta'.
Ero aggrappata a un filo e stava per spezzarsi. Ora mi sembra di stringere una liana e l'altezza non e' piu' spaventosa.

Mi inebrio della serenita' che mi trasmette la mia nuova casa. La sua quiete. QUel suo essere come un vestito cucito su misura. Proprio per me e Dorothy.
E ho di nuovo voglia di scrivere e raccontare, una vita che non immaginavo nemmeno di avere la forza di sognare e che invece sto vivendo.

No, non mi serve un backup. Ho tutto qui, nel bianco dei denti che si espongono in fila in una risata. Ho tutto qui, nella vita

Thursday, April 21, 2011

unforgettable

Ieri sera Kathya, incontrando Gabriella, le ha detto "sei la figlia di Elena?"
Gabriella quasi non si e' stupita. Da quando e' qui a New York, quasi tutte le mie amiche le dicono la stessa cosa. Come se avessero conosciuto Elena, come se l'avessero amata.
In fondo lo hanno fatto. Attraverso me. Attraverso le mie parole e quelle lacrime che sempre mi velano gli occhi quando, quasi all'improvviso, mi ricordo che non c'e' piu'.

In questi giorni ho pensato mille volte alle telefonate che avrebbe fatto e a tutti i suoi "che bello" sapendo delle nostre scorribande newyorchesi. E avrebbe chiesto e richiesto "una cartolina". La sua passione.

Ma quando le mie amiche, stringendo la mano a Gabriella, sua figlia, ne pronunciano il nome, so che lei vive comunque attraverso me e attraverso i racconti sulla sua vita meravigliosa che io continuo a fare.

La aprte migliore di me e' una parte di lei dentro di me. Un suo sorriso e un suo motivo canticchiato a mezza voce mentre davanti agli occhi le scorrevano le immagini di una vita piena d'amore. Amore per la vita

Thursday, March 31, 2011

Traslocando

Piove a New York e domani aspettiamo la neve. Ma e' solo un pesce d'aprile. Alla fine la primavera arrivera' anche qui.
Ho un piccolo angolo libero, tutt'intorno alla scrivania e scrivo. Mentre dovrei finire di impacchettare per l'ennesima volta le cose della mia vita....
Ma scrivo. Cosi mi resta un senso di questo mio continuo muovermi alla ricerca di qualcosa. Quella che genericamente chiamiamo felicita'.
Nella nuova casa la felicita' e' rappresentata per ora da piccole cose: l'ascensore prima di tutto. Tre armadi. E una cucina piccola ma persino con la lavastoviglie. Che non usero' per non pagare troppa corrente. Ma avercela ;)
Io e le mie "case". Una storia senza fine.
Quella che ho amato dipiu', e' stata la mia prima da sola. In via Petrarca. Non avevo nemmeno le sedie ma l'amavo. Li' sono stata felice e molto. Li' ho avuto giorni di amici e feste e cene. E il freddo. Ah come me lo ricordo. Anche quella sera che invitai a cena Giorgio Gaber e tutta la sua banda. Seduti a terra perche' avevo 4 sedie in totale piu' quelle prestate dai miei amici: la famiglia Pistone. C'era cibo e tanta gente seduta qui e la nel mio soggiorno e c'era Giorgio che si teneva il cappotto per il freddo che faceva. Ma poi divento' piu' caldo. E lui prese la chitarra e cominicio' a suonare "vengo a prenderti stasera...." e "non arrossire..." e tante altre. Gaber era una persona straordinaria. Mi disse, allora, tanto tempo fa, che le persone come me (tante) nel nostro paese sono "ripudiate", invece della guerra.... quasi per costituzione.

Poi ricordo il "tugurio" come lo chiamavo. Senza luce ne' aria. Quanto piangevo. I traslocatori erano senza parole perche' sono arrivata li' e ho cominciato a piangere senza sosta. Ero negli inferi e non riuscivo a vedere il cielo. Nemmeno un anno e via, una casa al 5 piano senza ascensore ma vedevo Capri e avevo balconi e aria e luce. Era bellissima. E avevo Dorothy gia' con me.

L'ultima e' stata quella di Posillipo. Quella del balcone bello dove facevo colazione ogni mattino con gli occhi semichiusi per il sole. L'ultima immagine di Napoli che mi resta tatuata negli occhi. Il mio timbro sul passaparto per il mondo. Da li' ho guardato mille volte la bellezza fino a ferirmi gli occhi. Ma l'ho riconosciuta in mezzo al volgare abbandono degli uomini. E ora riesco a riconoscerla ovunque.

La prima casa di New York e' stata al Queens. Ho imparato ad amarla anche se ne ho riempito ogni angolo con le mie paure e le mie lacrime. Come quel 18 giugno quando lei se ne ando'. E io pensai di andarmene insieme. Perche' mi senti' persa.

Ma ci si ritrova sempre. Per strade strane e percorsi tortuosi. Inseguendo il profumo del vivere. Quello che ti arriva dal naso alle orecchie e agli occhi e ti irradia di felicita'. Sono dipendente dalla vita. Non riesco a farne a meno.

Oggi una nuova casa. Un giorno Edgar Allan Poe, nello stesso posto compose Raven.

Io spero solo di comporre le pagine di questa mia ricerca instancabile verso il sorriso.

E salire con l'ascensore e' una bella soddisfazione quando si ha voglia di stare in alto per godersi l'azzurro del cielo.

Sunday, March 27, 2011

New York, ti amo



A quest'ora probabilmente volavo. Ma con un quintale di peso a tenermi fermo il cuore. Volavo verso la voglia di felicita' ma avevo il cuore a pezzi per cio' che dietro le mie spalle sembrava gia' sbiadire e allontarsi.
Si perde sempre qualcosa quando si va via. Si perde la quotidianeita' di chi ti e' caro e che nemmeno skype o la tecnologia piu' avanzata ti puo' restituire. Si perde e nulla te lo puo' restituire. Nulla ti puo' restituire il senso di dolore e frustrazione quando due persone a me care, molto care, sono mancate e io non avevo i soldi per volare a casa e piangere sul loro improvviso silenzio. Nulla ti puo' restituire, l'irripetibile gioia di occhi innamorati che diventano, davanti a Dio o solo davanti alla loro anima, una famiglia.

Eppure volavo. Forse sapendo tutto cio' ma senza saperlo perche' altrimenti avrei fermato il volo e sarei tornata indietro.

Ho vissuto in apnea a lungo. Spazzando via i pensieri e i dolori che mi opprimevano. Mettendo a tacere le paure con le quali poi, un giorno, sono finalmente, diventata amica.

Quattro anni e un amore mai nemmeno intaccato da un dubbio. New York mi ha ridato la vita e io provo ad onorarla ogni giorno come il bene piu' prezioso.

Delle citta' che sono state casa ricordo i suoni e gli odori. Di Napoli ricordo il suono delle pentole nelle cucine, dei motorini in strada, del pulcinella che passava nei vicoli la domenica, dei ragazzini che giocano a pallone, e il rumore del sole che ti spinge a ballare un altro ballo anche se i piedi ti fanno male. E ricordo l'odore del ragu' e del mare, l'odore della pioggia sull'asfalto infuocato e l'odore acre dei vicoli che, stranamente, e' lo stesso in ogni vicolo di mondo.
Dell'Avana ricordo rumori di gente che cammina, rumori di musiche meravigliose e rumori di bicchieri di mojito e cubra libre. E l'odore del "gasoline" che mi travolse all'aeroporto, e del loro"ron" che ti brucia la gola e l'odore della sabbia di Cayo Largo dove ho capito per la prima volta cose fosse il paradiso.
I rumori di New York sono le sirene, sempre una, da qualche parte in sottofondo; il rumore del silenzio che non ti aspetti mai in una citta' cosi inarrestabile. Il rumore di Times Square che dopo due minuti non riesco a sopportare ma da cui puoi cosi' facilmente fuggire via. E l'odore dell'erba di Central Park, soprattutto dopo la pioggia; l'odore di cibo, sempre, ad ogni angolo di strada: spezie e intrugli meravigliosi che ti fanno sentire in mezzo al mondo, parte di esso e sua creazione. E l'odore della speranza che non e' per tutti. Non per molti nasi "italiani" disabituati a tale sensazione. L'odore della speranza. Per annusarlo devi guardare in alto, a quell'azzurro di cielo fra un palazzo e l'altro, lontanissimo eppure li', a portata di occhi e di cuore.
Ti pizzica il naso l'odore della speranza, tanto e forte. Soprattutto se non lo senti da tempo. Se non lo hai mai sentito potrebbe farti svenire.

New York non e' il paradiso ma mi ha restituito alla vita. Quella che il mio paese mi aveva tolta, calpestandola senza dignita'.

La mia vita e' difficile ma io la amo. E' una VITA. Non una sopravvivenza. Qui nessuno si preoccupa di cosa fai per "pagare" il tuo sogno. Qui guardano al sogno e a quello solo. E alla tua incessante fatica per realizzarlo.

In Italia, per molti, sono, lo so, una perdente. Perche' fatico a mettere insieme il pranzo con la cena e per farlo non disdegno i lavori piu' umili. Per gli americani, sono una donna fiera e "COOL" e mi aiutano e mi sostengono. Senza di loro non ce l'avrei fatta. E mi spiace per chi, ottusamente, continua a vederli solo come un popolo che fa la guerra perche' questo ci fa sentire meno peggio, visto lo stato di disadorna vergogna in cui e' ridotta l'Italia.

Quattro anni fa, a quest'ora, volavo e, forse, desideravo solo morire. Dopo quattro anni, desidero solo vivere ancora a lungo per riempirmi gli occhi della felicita' alla quale, come questa citta' mi ha ricordato, tutti gli esseri umani dovrebbero avere diritto.

Tuesday, March 8, 2011

Per lUigi, per i miei ragazzi, per i sogni di chi sogna

Oggi ritorno a scrivere, con costanza e convinzione. Prima che la vita sfugga troppo veloce.

Oggi, avevo gia' pensato di farlo per ricordare Luigi. Luigi e i suoi occhi belli e la sigaretta sempre penzoloni fra le labbra, Luigi, da grande uomo quale era, decise di lasciarci proprio in questo giorno, "sollevandomi" per sempre dalla necessita' di difendermi dalla circostanza di essere donna e di non amare questa festa. A partire dalla parola cosi' in contrasto con l'origine di quella che era una celebrazione di un lutto, di donne, lavoratrici, morte. Come Luigi. Quindi non capisco la parola festa. E in Italia, come sempre, meno che altrove. Anche qui in America si festeggiano le donne oggi ma senza tanto clamore, con cose serie. Con cause civili contro colossi del commercio che attuano politiche discriminatorie, con donne che si ritrovano sui "ponti" delle loro citta' per camminare insieme, con un paese che lotta per salvare leggi fondamentali come l'aborto contro gli attacchi piu' meschini di una parte politica sempre piu' senza senso ne' sostanza. Niente "pizze fuori" e spogliarellisti. Per quelli, qui, le donne non hanno la necessita' di attendere un giorno speciale dell'anno. Se ne hanno voglia, vanno fuori insieme, e anche da sole, e anche a guardarsi spogliarelli, ogni volta che gli fa piacere.

Luigi mi sollevo', con il peso di un dolore inconsolabile, persino della necessita' di "difendermi" dal non voler essere "festeggiata" oggi e dimenticata domani. Ignorata a vantaggio di uomini che controllano tutto o, peggio, di donne che dagli uomini hanno preso il peggio o, ancora scivolando piu' in basso, da donne che utilizzano le armi della loro fisicita' come unico strumento per "concorrere". In una battaglia che, per tutte le altre, e' ovviamente persa.

Da quando Luigi non c'e' piu', ricordo un solo giorno, un solo istante in cui questo giorno e' stato ANCHE quello che tutti malamente definiscono la "Festa della donna". In quel giorno, entrai in classe, dai miei ragazzi, tutti maschi, tutti residenti in quelle zone che hanno fatto la fortuna di Saviano ma non la loro, e trovai sulla cattedra un mazzo di fiori meraviglioso con uno dei loro biglietti che ancora conservo nel portafogli.

Da quegli uomini, dai miei ragazzi che ogni giorno a fronte alta affrontavano le difficolta' dei loro quartieri invivibili, dove c'e' puzza di morte piu' che di vita, mi sentii onorata di essere "festeggiata"

Ho avuto molti privilegi nella mia vita. Ho incontrato molte persone indimenticabili. Uomini e donne che ti cambiano la vita. Ma in testa alla mia "lista del cuore" ci sono loro. I miei ragazzi. I miei, oggi, uomini che per un giorno, uno solo, mi hanno fatto ricordare che questo giono non e' solo di Luigi ma anche il mio e dei miei sogni che non meritano di piu' perche' sono una donna. Meritano solo perche' sono capace di sognarli.

Saturday, February 19, 2011

Grazie Roberto

Grazie Roberto per aver dedicato a tua moglie Daria la vittoria ma, soprattutto, per averlo fatto con delle parole belle e commoventi, perche’ semplici, come quelle che tu hai saputo scegliere.

Grazie per averlo fatto, per averlo fatto in questo momento storico e per averlo fatto da un palco come quello di Sanremo dove, seppur cantato, l’amore e’ quasi sempre assente.

Grazie per aver dato voce a tute quelle coppie che da 10, 30, 50 anni stanno insieme, legate da quel filo che non le fa sentire mai sole. Quelle coppie che rischiano troppo spesso di apparire addirittura false, noiose, leziose.

E grazie a Daria per averti guardato, dopo trent’anni, con amore. Per averti “temuto solo di fronte a tanta gente”, come un bambino piccolo vestito di blu. Certe donne hanno grazia innata e potrebbero governare il mondo.

Grazie Roberto per un po’ di sano, normale, confortante e “retorico” amore, in mezzo a tanta profusa e osteggiata volgarita’. Era da una notte a Chicago, nel 2007, che le parole di un uomo per sua moglie non mi commuovevano tanto.

Sono convinta che tanti uomini oggi ti sono grati per averli fatti sentire meno soli.

Thursday, February 10, 2011

oggi mi copio

Questo e' il post del mio blog pubblicato sul sito de Il Fatto Oggi ma ho sentito di condividerlo anche qui

Raccontatemi la vostra eroica normalità

Pensavo a mia nonna, Arcangela, che ha cresciuto cinque figli, vedova, in tempo di guerra e fascismo. Lei che dai fascisti non accetto’ mai nemmeno l’elemosina.

Pensavo a mia zia, Elena, che al mattino presto, quando era ancora quasi notte, camminava al lavoro. Chilometri nella penombra, con le camionette di soldati che passavano.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/10/raccontatemi-la-vostra-eroica-normalita/91229/

Wednesday, January 26, 2011

Mi perdoni Michelangelo

Mi perdoni Michelangelo, se sono stanca di essere italiana. Mi perdoni Leonardo, se la mia nazionalita' e' come un fardello difficile da trascinare. Mi perdoni Dante, se mi sento vicino a lui per essere un "fiorentin fuggiasco" sebbene napoletana. Mi perdonino Verdi, Rossini, Caruso e Botticelli se non riesco piu' a sentire l'Italia come mia madre.

Mi perdonino, coloro che restano e che non hanno neppure la forza piu' di urlare come faccio io. Mi perdonino, coloro che provano, subiscono, assistono a tutto cio' che io provo, subisco e assisto senza neppure avere la gioia di svegliarsi sotto un altro cielo, dove Oddati, Cozzolino, Berlusconi, Santanche' etc etc etc sarebbero cancellati dalla loro stessa mediocrita'.

Mi perdonino tutti. Ma io sono stanca e incazzata. E non ne posso piu' di essere italiana. Non ne posso piu' delle donne che tacciono di fronte allo scempio. Perche' loro, la gran parte di loro, a destra e sinistra, che abbia ottenuto un qualsiasi piccolo boccone di potere spesso lo ha ottenuto con quelle stesse metodologie.

Non ne posso piu' di pause pranzo, settimane corte, date non rispettate, pagamenti procastinati, silenzi e muri di gomma che ti rimbalzano con forza lontano. L'Italia non fa nulla per tenerci. Ci allontana. O schiavi o estranei.

Non ne posso piu' di meriti che non esistono. Di speranze tramortite, di risposte che non arrivano, di curriculum come carta igienica, di file alle tue spalle di poveri cristi come te, cosi' lunghe da rendere inutile ogni alzata di voce. Se parli c'e' uno alle tue spalle pronto ad accettare meno e piegarsi di piu.

Non ne posso piu' di 110 e lode che non valgono nulla e BADATE BENE, non per colpa di Berlusconi che le sue donne se le difende, ma per colpa di chi, prima di lui (molto prima) e CON lui (anche se dall'altro lato) hanno vomitato sui 110 e lode e sulla cultura e sul merito per favorire, mantenere e cristallizzare un sistema basato sul clientelismo. Quello che li mantiene al potere.

Non ne posso piu' di non poterne piu'.

Non ne posso piu' di sembrare arrabbiata e piena di livore. Non SEMBRO. Lo sono. E lo sono per me, che sotto la neve, passeggio per un' ora un cane, ogni giorno, per riuscire a sopravvivere; ma lo sono per tutti quelli che mi scrivono, perche mi leggono (quando qualcuno mi consente di scrivere) e mi raccontano del loro dolore della loro frustrazione e del loro voler andare via.

Non ne posso piu', e perdonatemi, che ci sia lo schifo e Saviano e che entrambi diventino il risvolto della stessa medaglia in cui, come nelle peggiori favole, ci sta il cattivo e il principe buono, l'unico capace di dire, vedere la verita' fra la standing ovation di tutti quelli che poi, il giorno dopo, continuano ad essere conniventi della camorra, del clientelismo e dello scempio italico.

Non ne posso piu'.

Mi perdoni Michelangelo. Ma ieri sera ascoltando il presidente degli Stati Uniti, Obama, dire che, nonostante tutto, lui era certo che nessuno dei presenti avrebbe "barattato" il proprio essere americani con un altra nazionalita', io mi sono sentita peina di vergogna e dolore per provare forte, inesauribile il desiderio di smettere di essere italiana. Perche' se potessi smettere di esserlo, smetterei l'istante dopo di soffrire per la sorte dolorosa e indegna del mio paese.

Saturday, January 15, 2011

dieci righe

Il mio amico Andrea mi ha scritto...
"Non scoraggiarti Angela. Scrivi, scrivi e scrivi ancora. Porta un taccuino con te e scrivi dieci righe al giorno, racconta i posti che vedi, la gente che incontri".

Dieci righe. Ho sorriso perche' mi e' sembrato di non fare altro nelle mie giornate: scrivere. Numero battute: 2500, 3600, 4200.... ok. Arrivato il pezzo? si, grazie a domani.

Ma dieci righe. Quelle sono dure. Sono quell'extra da tirare fuori con le unghie, mentre le dita ti fanno male e le lettere restano impresse sul foglio in una grafia orribile, quasi illegibile. Dieci righe rubate al riposo, alla pace, alla tentazione di cedere al silenzio e all'abbandono.

Dieci righe. Ci provero'.
Oggi sono malata. Di brutto. La gola mi fa tanto male che persino i capelli ne risentono. Ma ho dovuto lavorare. Meta' mese e una fila di conti da pagare. Chissa' come. E poi c'era Michael in citta'. Solo oggi. Solo per pranzo. Michael e' l'amico di sempre. Con cui a volte ci siamo presi delle pause ma mai troppo lunghe per smettere di amarci. Anzi. Ora che sono un po' piu' americana e lui un po' piu' napoletano, ci amiamo di piu'.
Landmarc. E' uno dei nostri ristoranti preferiti. Insieme al Tamarind ma troppo caro per questi giorni. Amo Landmarc. E' come casa mia. Abbiamo parlato tanto, come non accadeva da tempo. E' arrivato il conto e io ho pagato con la mia American Express Gold, nuova di zecca. E' strabiliante. Non ho soldi ma ho una credit history perfetta e allora mi "offrono" carte di credito. Ho accettato l'AMEX per i punti con i quali spero di contribuire a un volo. Michael mi ha guardato e mi ha detto "eccola qui, con la sua Amex, quella che quattro anni fa non poteva nemmneo comprare un cellulare perche' non aveva "credit history". Vero, il primo contratto telefonico era a nome suo. Ora tutto e' a nome mio. Non solo la fatica ma anche la possibilita' di sentirsi "a casa" con il proprio nome su un'American Express.
Ho promesso solennemente, l'ultima notte dell'anno che mi sarei lamentata meno. Non so se ci riusciro' sempre.... In fondo sono napoletana. ;) Ma so che mi piace questo mio essere americana inteso come capacita' di guardare di piu' a cio' che ho che a quello che non ho.

E ho questo blog. E amici che ho trovato fra le righe di un computer. Amici cari perche' sono risaliti aggrappandosi a fragili appigli pur di risalire, nella tempesta della mia anima, fino al mio cuore. A volte mi auguro solo di essere capace di fare altrettanto, restare aggrappata a qualche appiglio, pur di arrivare al vostro cuore.