Thursday, November 27, 2014

L'audacia della gratitudine





Non bisogna essere americani per fermarsi un attimo e dire "sono grato".

Bisogna essere audaci.

Bisogna smettere per un attimo la piu' facile attitudine al lamento, alla insoddisfazione, alla convinzione che tutto vada male e, soprattutto, che nulla possa andare meglio.

E smettetela di pensare, rivolto a chi lo fa, che la mia vita sia facile e, dunque, sia semplice o retorico parlare cosi. La mia vita e' difficilissima e faticosissima. A volte non so come affrontero' il giorno dopo. Per non parlare del mese dopo. A volte crollo sul divano di sera, dopo 13 ore in piedi a lavorare e non ho nemmeno la voglia di spogliarmi. Come tanti. Quindi niente lustrini new yorchesi o scintillanti cotillons di grattacieli di manhattan.

Per questo, per essere grati bisogna essere audaci. Bisogna osare e gettare davvero il cuore oltre l'ostacolo della quotidianeita'. Allontanarsi dalla nostra miseria e guardare le nostre vite dalla distanza, come si fa con i capolavori della pittura.

E dire "sono grato" diventa l'azione piu' rivoluzionaria e dirompente che potevamo scegliere di fare.

E ci si sente bene. Ci si sente, finalmente, meravigliosamente vivi. E si coglie il senso di tutto

Sono grata.


  • per Chiara Barbato
  • per i 50$ che Ilaria mi ha regalato il mese scorso perche' non sapevo come fare la spesa 
  • perchemi leggete
  • per tutti gli abbracci
  • per tutti gli amici che un elenco e' troppo lungo e di questo sono grata
  • per la mia famiglia
  • perche' il cuore di Dorothy e' ancora vicino al cuore mio
  • perche' ho avuto voglia di scrivere di nuovo d'amore
  • per Cristian e Serena che amo come so che non possono capire
  • per mia madre e mio padre: le radici. Loro si sono le radici
  • per Higuain che mi ha fatto tornare la voglia di entrare in uno spogliatoio maschile
  • per zio Roberto, che ho potuto rivedere ancora e con il quale ho riso. Per quella mano stretta nella mia che sento ogni giorno a darmi forza.
  • per le scarpe di Manolo che mi fanno desiderare sempre avere 1000$ in piu
  • per la tua spalla che mi fa da cuscino
  • per i nuovi amici
  • per i nuovi progetti
  • per una citta' di cui continuo ad innamorarmi 
  • per quegli anni che dovro' imparare ad accettare
  • per la mia bicicletta
  • per un fondoschiena sodo come una roccia
  • per la mia casa ad angolo piena di finestre e luce e speranza
  • per mio fratello Roberto, uomo coraggioso
  • per mia cognata Nicle, amica di canzoni da occupazione
  • per la borsa Hermes che non avro' mai ma che esiste a rallegrare gli occhi
  • per gli uomini che corrono a torso nudo nel parco
  • per il mio vicino di casa che rende i viaggi in ascensore un'esperienza sublime 
  • per quei 20$ trovati nella tasca del cappotto nel giorno peggiore del mese
  • per le "prime pagine"
  • per l'assistenza sanitaria che mi ha permesso di controllarmi
  • per aver avuto il coraggio, l'incoscienza, la disperazione e la determinazione di salire su quell'aereo e venire qui. A casa



Tuesday, November 18, 2014

Senza contare







Senza contare
che ero distratta

Senza contare
che ero dolente

Senza contare
che non ti cercavo

Senza contare
che era freddo anche dentro di me

Senza contare
che e' New York

Senza contare
che un anno durissimo

Senza contare
che non mi stavi cercando

Senza contare
che non sono il tuo tipo
o tu il mio

Senza contare
che non siamo cibo per poeti

Senza contare,
oggi conto un anno di te

Friday, October 17, 2014

Memorie





Ho memorizzato ogni canzone.
Ogni storia d'amore
anche se non e' d'amore
ha bisogno di musica
di una colonna sonora
per i giorni di freddo

Ho memorizzato il susseguirsi delle tue vertebre
la pelle chiara
ogni neo
come fossero opera d'arte.
Dormirti accanto lo e'

Ho memorizzato
il respiro
il battito del cuore
il viso disteso
la nuca scoperta
da un taglio corto

Ho memorizzato la vita
per quando pensero' di non averne abbastanza
per quando pensero' che non valga la pena
per quando pensero' che non sia meravigliosa

Ho memorizzato la vita.
La mia
attraverso la tua

E forse questo avrebbe dignita' di essere  chiamato amore

Wednesday, October 15, 2014

Il diritto alla felicita.



Gli americani ce l'hanno nella Costituzione: il diritto alla Felicita'.
Noi no.

Noi abbiamo il lavoro. La prima promessa infranta. Il primo, fondamentale diritto negato.

Per questo ti dico, senza indugio e senza rabbia ma con passione.

Vai via. Hai diritto a cercare la tua felicita'. Tutti ne abbiamo diritto, per nascita e non per rango o per casta. Per nascita. Per essere venuti al mondo un giorno piangendo per il dolore di essere usciti da quel luogo caldo e protetto che era il ventre materno. Terrorizzati ma vivi.

In quel momento abbiamo acquisito diritto alla felicita'. Solo per il fatto di avuto il coraggio di essere venuti al mondo.

E allora vai via. Lascia l'Italia e non voltarti indietro.
Non avere malinconie. Non sentimenti di colpa. Non dubbi.

Vai via perche' hai  diritto ad essere felice e questo diritto, 8 volte su dieci l'Italia te lo neghera' perche' e' un paese che non e' arrivato nemmeno al capolinea: sta ancora fermo a decidere quale strada prendere.

Vai via. Non essere tentato/a dall'illusione di cambiarlo, questo paese. Molti hanno fallito prima di te. E non per loro colpa. Non per mancanza di qualita'. Non si possono curare malattie incurabili finche' non si trova un vaccino. E noi non lo abbiamo trovato.

Vai via. Non farti prendere dal senso di colpa alimentato da chi ti dice "se hai le palle rimboccati le maniche". Tu le palle ce le hai e per questo hai diritto alla felicita'. Il paese le palle te le stritola fino a lasciarti senza respiro. E' una battaglia impari e tu non sei nato soldato. Sei nato essere umano e in quanto tale hai diritto alla felicita'.

Vai via. Non farti imprigionare dai tramonti, dai vicoli stretti, dall'odore della pizza, da quello del risotto o del parmigiano. Ci sono tramonti e vicoli stretti ovunque nel mondo.  Anche piubelli. Per non parlare del cibo. Ne conoscerai anche di nuovo e ti piacera'.

Vai via. Non avere nostalgia della famiglia. Scegli una distanza con voli low cost e torna spesso a visitare i tuoi e poi vai via di nuovo.

Vai via. Non voltarti indietro perche' indietro non c'e' nulla. Tutto il buono di questo paese ce lo hai dentro e quando lo porterai fuori lo vedrai sbocciare e fiorire come non potevi nemmeno immaginare. E potrai sentirti, finalmente, di tanto in tanto, fiero delle tue origini.

Vai via. Non ascoltare chi ti dice che se vali riuscirai a trovare il tuo spazio. Non e' cosi. Il numero e' troppo ristretto e non vale la pena sprecare una vita per vedere se tocca a te.

Vai via. Volta le spalle ad una patria matrigna. Lasciala agli anziani che sono ormai usi alla malinconia e alla tristezza e che comunque la vita l'hanno vissuta. Loro soffrirebbero di piu' a vederti morire, giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana.

Vai via. Lascia che a portare avanti la carretta, quella che tu oggi porti avanti con il tuo lavoro precario, sotto pagato, senza garanzie, senza domani, senza futuro, siano gli altri: quelli che hanno un lavoro e hanno tutto il diritto a tenerselo e quelli "figli di, amici di, parenti di" che saranno per sempre una vergogna troppo profonda da sopportare.

Vai via. Non pensare a quanto saradifficile. Lo e'. Restare, pero', e' uno spreco e un giorno ti renderesti conto che la vita e' passata e non bastera' tramonto, cibo, amico, panorama a consolarti per il rimorso di non aver cercato la tua felicita'.

Vai via. Perche' sei un meraviglioso essere umano e in quanto tale non meriti una vita post datata, non retribuita, senza sogni e senza aspirazioni.

Vai via. Perche' la felicita' esiste e ti stanno convincendo che non e' cosi.

Vai via. Te lo dico in punta di cuore. Maledicendo di aver atteso troppo io stessa per farlo. Maledicendo di aver voluto credere che potevo cambiarlo questo paese. Che potevo renderlo migliore. Palle. Non si puo'. La battaglia e' persa e chi ti dice il contrario mente. E non ha un lavoro precario, non ha una vita a giorni alterni, non ha un futuro invisibile.

Vai via. Non pensare che te lo dico per rabbia. Te lo dico perche' ti guardo e ti vorrei abbracciare per abbracciare me stessa. Te lo dico perche' io ti sento. Sento il tuo dolore, la tua frustrazione, la tua desolazione. Perche' leggo le parole che mi scrivi. Ascolto i racconti che mi fai. E vorrei urlare contro questo paese che e' una trappola per topi. E noi siamo, invece, meravigliosi esseri umani.

Vai via. La felicita' esiste. Non voltarti indietro. Lasciati essere felice.

Vai via. Ascolta questa mia preghiera. E vai via.

Thursday, September 11, 2014

9/11

leggerla cosiquella data, sembra 9 novembre. E forse sarebbe sembrato meno doloroso. Un giorno, magari piovoso, di novembre, con foglie gialle che cadono intorno e l'attesa spasmodica del giorno del Ringraziamento, per partire, ritrovarsi, abbracciarsi, riposarsi.
Novembre sembra un mese piu' adatto al lutto o al cupo dolore.

Ma non ci fu nulla di "adatto" nel "9/11" - in quel cielo incredibilmente azzurro attraversato da due schegge impazzite che si conficcano dentro due grattacieli, simbolo di questa citta'. Un cielo incredibilmente azzurro che per giorni i newyorchesi non videro piu', oscurato dalle nubi di povere e di tragedia, in giornate di silenzi irreali interrotti solo dalle sirene dei vigili del fuoco, da allora, piu che mai, gli angeli protettori di questa meravigliosa terra.

Ricordo il mio cuore perdere un sospiro, gli occhi velarsi di lacrime e il dolore. Un dolore forte interrotto a tratti solo dalla preoccupazione per gli amici che qui stavano, vivevano, sorridevano. Con la sola colpa di essere a New York.

Per anni ho cercato, quasi a punirmi di non essere stata qui in quel giorno, racconti, ricordi, immagini e storie di chi invece c'era. Di chi dalla finestra di casa vedeva la polvere e sentiva il dolore di una tragedia immensa.

No, non e' che dimentico Salvator Allende. Quel giorno a casa mia vidi mio padre piangere. Non dimentico mai le volte in cui ho visto mio padre piangere. Ero una bambina e lui piangeva per qualcuno che nemmeno conoscevamo. Ci doveva essere una ragione. E c'era.

No, non dimentico gli errori e le brutture che spesso questa mia terra, questa mia nuova casa compie e di cui si macchia.

No, non dimentico ogni altro morto innocente che sotto le bombe, o sotto il peso della poverta' delle torture dell'ingiustizia o dei rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi, ogni giorno ingiustamente muore.

No. Non dimentico

Ma questa e' casa mia e me ne hanno tolto un pezzo. Per sempre. Un pezzo di memorie. Un pezzo di innocenza. Un pezzo di spensieratezza. Un pezzo di ingenuo ma meraviglioso e ottimistico senso di sicurezza e invincibilita'.

E quei tremila nomi, letti e riletti, nomi di ebrei, musulmani, italiani, indiani, nomi di persone innocenti, sono ogni volta tremila lancinanti atti di dolore.

E vorrei abbracciare la mia citta'. Il suo coraggio. La sua indistruttibile voglia di vivere. La sua dignita' e il suo dolore mai diventato rabbia. Mai diventato odio.

No. Non dimentico l'altrui dolore e l'altrui disperazione che e' anche sempre la mia. Ma lasciatemi dolere, senza inutili retoriche, per l'11 settembre di casa mia. Per i miei morti fratelli e sorelle che in quelle torri stavano lavorando, magari pensando al mutuo da pagare. Magari sognando di fare un viaggio in Italia. Lascetemi stare i miei mortiAlmeno oggi. Non odiate New York. Almeno oggitacete.

Saturday, August 9, 2014

Ode a Gino Di Mare



Caro Gino

quando mi chiedesti l'amicizia avevi questa foto qui in copertina. Me lo ricordo come mo' fosse. Nemmeno notai il tuo cognome onestamente. Mi piaceva che avessi scelto una foto della mia amata citta' e che, intanto, vivessi nell'altra, in quella Napoli che e' stata cio' che io sono.

Ora, lo so, tu ti starai chiedendo perché io stia scrivendo questa specie di lettera, sicuramente creandoti imbarazzo ;) visto che uno le cose se le può pure dire a quattr'occhi.

Ma io, che uno poi ci creda o no, sono sempre timida quando si tratta di dire le cose che invece meglio riesco a scrivere. E ho imparato che bisogna dire cio' che si sente sempre, senza rimandare o senza ripensarci.

Se vivessi a Napoli dovresti mandarmi "i guardie" per tenermi lontana da te. E cucinerei delle cose super buone solo per vedere come le racconti. Che e' un gran complimento. Al mio innamorato le cucino solo per secondi fini. Molto beceri e profani ;)

Ma vivo a New York e, dunque, ti vedo poco. Molto poco.

Grazie a Mark, pero', teniamo stu' Facebook che compensa e allora io vengo con questa mia a dirti che: GRAZIE. Perché quel giorno chissa' perché mi hai chiesto l'amicizia e io te l'ho data (come la do' a tutti) ma con te, amica ci sono diventata sul serio.

E tu mi hai regalato Alberto, Renata, Vincenzo, Lino e TUTTI, TUTTI quelli che erano quella sera al Pomodorino che ricordo benissimo e non cito solo per non fare l'effetto elenco telefonico che sminuirebbe le mie qualità di finissima letterata (almeno come letterata fatemi essere FINISSIMA e non sovrappeso).

Io - lo sai - in queste settimane sono un po' mazziata ma proprio per quello, comprendo la fortuna di avere persone come te nella mia vita. E te lo volevo dire. Perché dicendolo a te lo dico a tutti gli altri... incluso Fefe' che mi ha schifato ;)

Mo' se vuoi fare una cosa buona, prendi l'aereo e vieni qua che ce ne andiamo a cena insieme. Portati tutti appresso: perché mo' siete tutti "piezz' e cor"

TVB (che sarebbe The "Vitaliano"'s blog)
Assaje assaje
A


Sunday, August 3, 2014

estate




Ricordero' quest'estate
per la sua pioggia
per l'assenza di vacanza
per la paura dello squillo del telefono
per la puzza di ospedale
per le mani giunte
per gli occhi rossi
per il cuore in gola

Ricordero' questa estate
per i silenzi
per le assenze
per le strafottenze
per le arroganze
per le indifferenze
per le superficialita'
per le banalita'

Ricordero' questa estate
per gli amici
per i loro abbracci
per i loro messaggi
per il loro affetto
per le spalle su cui appoggiarmi
per i loro sorrisi
per la loro discrezione

Ricordero' questa estate
per la luce dell'alba
le nuvole che nascondono il sole
l'odore della pioggia sull'erba
il vento che scompone l'ordine
il cruscotto della macchina di Chiara
l'abbraccio con Chiara alla stazione
un miracolo che non e' arrivato

Ricordero' quest'estate
perche' molto provero' a dimenticarla
e alla fine
tutto sara' al suo posto
come sabbia dopo il passaggio dell'onda
e resteranno stelle marine e pietre bianche levigate
e restera' la bellezza del vivere
come sempre
con quella mano stretta nella mia
fino all'ultimo

Ricordero' quest'estate
e la vicinanza di chi e' stato vicino
e la lontananza di chi e' stato
volutamente
lontano

E sara' arrivato l'autunno
e a NY in autunno
"ti viene voglia di uscire e comprare pastelli colorati"

Wednesday, July 16, 2014

New York, Napoli. E dell'amore

Essere New Yorchesi significa essere liberi.
Non avere la necessità di difendere una provenienza, una contrada, un nord e un sud.
Non avere il limite di sentirsi attaccati ad una terra
Non avere la malinconia di sentirsi emigranti, estranei, fuori luogo

Sei libero perché qui ci sono talmente tante provenienze, contrade, nord e sud che si incrociano
che sei a casa e basta

Sei libero perché non sei attaccato a questa terra perché comprendi che questo è il tuo cuore e te lo porterai dentro ovunque

Sei libero perché non hai la malinconia di sentirti emigrante perché sono tutti come te. Non ci sono estranei. Non ci sono "fuori luogo"

Forse la differenza più profonda che avverto fra Napoli e New York è questa: Napoli ti rende schiavo con la sua bellezza e la sua carne. New York ti rende libero. Quello con Napoli è un amore tossico: non riesci a smettere. Quello con New York è un amore di conquista: ti sembra di non avere mai abbastanza tempo per vivertelo per intero.

Saturday, July 5, 2014

Tramonti


Ci sono giorni che ti senti come un tramonto, per non dire che senti la vita tramontare dentro di te. Speranza o vita per me e' lo stesso. Considero non vivo chi va avanti solo con la disperazione.

Ci sono giorni che ti senti un tramonto. In cui pure se mozzafiato, quello spettacolo a cui assisti e' di infinita e struggente malinconia.

Ci sono giorni, in cui pensi che volevi dipingere una parete di blu, comprare un divano, andare al mare, vedere la California, pagare le bollette. Ma non sai come poterlo fare. E allora sembra che tutto, le speranze, la passione, il desiderio, il sogno, siano tramontati.

Ci sono giorni in cui hai paura perché, come quel sole, mentre altri ti guardano ammirati, stai per sprofondare nel fiume. Poeticamente, ma sprofondare.

Ci sono giorni in cui il buio sembra non finire mai.

Eppure ti svegli e il cielo e' finalmente così blu, dopo l'uragano, da ferirti gli occhi. L'aria fresca ti costringe a mettere una felpa, il pantalone lungo e respiri. Finalmente. Tuo malgrado.

Ti svegli. E sei fra le braccia dell'amore della tua vita: New York. Che ti ha fatto donna. E combattente.

Ci sono giorni, in cui svegliarsi e' la cosa più' straordinaria che potesse succederti. E il tramonto e' lontanissimo. 

Tuesday, July 1, 2014

Dieci ragioni per cui ce la faro' ancora




  • Perche' sono testarda e caparbia
  • Perche' conosco la pazienza
  • Perche' sono figlia di mia madre e mio padre
  • Perche' il mio cognome e' Vitaliano. Chiedete in giro: rocce.
  • Perche' i newyorchesi non si arrendono mai
  • Perche' non sono sola
  • Perche' so sognare ma sempre con le maniche rimboccate per realizzare quei sogni
  • Perche' nel momento in cui ti arriva una delle mail peggiori della tua vita, te ne arriva un'altra firmata Arianna Huffington e sorridi fra le lacrime
  • Perche' sono qui per essere felice
  • Perche' la vita non e' mai una passeggiata in riva al mare. E' molto molto di più. 

Monday, June 23, 2014

50 motivi per cui sono New Yorchese doc





  1. vado di fretta
  2. ho baciato un semi sconosciuto sotto la neve
  3. ho fatto la fila per vedere Sex and the City the Movie
  4. vado in palestra (ci vado davvero)
  5. vado in bici (ci vado davvero) e me la porto in spalla per le scale
  6. ho abitato in una casa (diciamo casa) con i topi
  7. ho avuto la mia stalker personale
  8. ho pianto seduta alla finestra come Rachel in Friends
  9. mi sono persa a Downtown
  10. bevo iced coffee (che non e' caffe freddo) e frappuccino
  11. amo fare colazione da Alice's Tea Cup
  12. mangio everything bagels con cream cheese
  13. bevo Cosmopolitan e Vodka martini (anche voi ma io a Manhattan)
  14. ho avuto il portafogli vuoto e mi e' sembrato "romantico"
  15. ho terrore dell'IRS
  16. ho viaggiato in metropolitana da sola di notte alle 3 e non c'era nemmeno posto a sedere
  17. sono stata salvata dai Vigili del Fuoco
  18. ho imparato a dire "voglio parlare con un supervisor"
  19. un uomo mi ha dato appuntamento a mezzanotte ad un bistrot francese, e ci sono andata
  20. sono andata al cinema di mattina
  21. ho guardato una partita di baseball allo stadio senza capirci nulla
  22. ho guardato i Knicks sul floor del Madison, seduta di fianco a John McEnroe (con il quale mi incontro spesso anche al supermercato)
  23. ho giocato a pallone a Central Park con un attore famoso. Ho fatto gli addominali in palestra con un attore famoso. Ho cucinato per la moglie di un attore famoso. 
  24. ho chiacchierato al ristorante giapponese con Cynthia Nixon (Miranda Hobbes) per una decina di minuti e ho pensato che potevamo essere grandi amiche
  25. mangio giapponese, cinese, vietnamita, messicano, vegano, ma solo in ristoranti con la A (e i newyorchesi sanno perche')
  26. ho ballato per strada con degli sconosciuti
  27. amo "hot yoga" e tutti i maschi seminudi che lo praticano
  28. sono caduta
  29. mi sono rialzata
  30. sono stata a Natale da sola. E non mi piaceva
  31. aspetto il giorno del Ringraziamento come lo avessi fatto sempre
  32. ho scambiato Adrien Brody per un cameriere e gli ho chiesto un drink
  33. mi sveglio presto
  34. ho comprato una macchina fotografica 
  35. ho uno di quei cosi al polso che ti conta pure i pensieri superflui oltre ai passi e alle calorie
  36. ho iniziato a fare meditazione
  37. ho molti amici gay (anche in Italia ma qui si sposano e hanno bambini)
  38. faccio la spesa online
  39. ho trovato 10mila dollari sul mio conto in banca (e li ho restituiti)
  40. conosco le festività ebraiche e so come augurare "buona fortuna" e "buon anno" nella loro lingua
  41. sono uscita a passeggio con dorothy in pigiama
  42. porto i tacchi che Carrie Bradshaw sarebbe fiera di me
  43. mi sono finalmente innamorata di me, ed era ora
  44. ho avuto un fidanzato uguale a Jon Bon Jovi e che mi preparava i brownie e suonava la chitarra per me.
  45. uso i barattoli di vetro come bicchieri.
  46. dico "motherfucker" senza nemmeno doverci pensare.
  47. non dico più "se", ma "quando"
  48. adoro il brunch
  49. parlo di sesso con le amiche (con tanto di voti e classifiche)
  50. spesso sento di essere felice

Tuesday, June 17, 2014

Meraviglioso

zie Elena cantava sempre. Non perche' fosse particolarmente intonata ma perche' era la sua reazione al peso del silenzio, quando il silenzio non e' leggero e accogliente, ma pesante e carico di dolore.

Allora lei cantava. E lo raccontava

Lei ha passato la vita a raccontare. Di quella sua vita in cui c'erano mille altre vite: Genova, i miei nonni, il fascismo, la fame, la povertà, le Cotoniere di Salerno, il buio che le faceva paura e che l'avvolgeva mentre da Cava, al mattino presto, si recava al lavoro, zio Arturo, l'amore suo, quel pazzo indomito mai domato e sempre amato come fossero due ragazzi attraversati dalla bellezza sfacciata dei vent'anni.

Lei raccontava di mio padre. Delle biglie con cui giocavano. Di quella volta che fecero indigestione di carrube. Conosco dolori di mio padre perché' li raccontava lei. Con la sua grazia. Con il suo sorriso. Con quella leggerezza che ci faceva apparire anche il ricordo più dolente, come qualcosa di bello, perché vissuto.

Lei era piccola ma forte. Lei era fragile nelle ossa ma non voleva mai essere aiutata. Lei faceva il gateau di patate più buono al mondo.

La sua casa era la nostra oasi di felicita'.

Non l'ho mai vista "vinta", nemmeno quando lo era in qualche parte remota perché la vita non e' mai facile per nessuno.

Lei mi scriveva biglietti che ora mi porto dietro sempre. Nel portafogli e rileggo e rileggo e rileggo.

Quando parti' mi scrisse "buon viaggio, piccola grande donna. Ti voglio sapere serena, pensa a me e lo sarai". Ed io la penso. Spesso.

Avrebbe amato New York. "Se incontri Robert De Niro dagli un bacio da parte mia e appena puoi mandami una cartolina". Lei e le sue mille cartoline conservate. Lei. Una vita trapuntata di gesti d'amore, parole d'amore, sorrisi d'amore e note d'amore.

"Quando ero a Fratte, zio Arturo disoccupato, Silvana malata, senza soldi, salivo in terrazza a stendere i panni, con la voglia di piangere e cantavo". Cantava Modugno e la sua Meraviglioso.

Ecco chi sono io. Ecco da dove vengo. Ecco perché, anche quando mi sembra di crollare, d'improvviso sento una mano accarezzarmi il viso e la sua voce che mi dice "piccola, mannaggia al demonio". E allora rido. E aspetto di incontrare Robert De Niro per dargli quel suo bacio. Perché lo merita. Lui.

Sunday, June 8, 2014

Nascite

Quando Diego Armando Maradona si alzo' e chiamo' Antonio Careca e insieme (anche a molti altri) cantarono "Tanti auguri a te", per me e solo per me, pensai che la vita si fosse raddrizzata, che le delusioni fossero alle spalle e anche la mia precarietà.

In fondo ero brava. Certo avevo dubitato perché se continuano a trattarti come se fossi un nulla vestito da niente, poi ti convinci che tu sia anche meno di quello. Se ti capita che qualcuno possa scegliere di metterti da parte solo perché' non gli piacciono i tuoi capelli, allora non solo non vali nulla ma sei pure indegna di essere trattata dignitosamente.

Mentre Maradona, il mio Maradona, quello che con la palla al piede aveva fatto sognare una citta' che, troppo spesso, sa solo piangersi addosso, mi faceva gli auguri in musica, io pensavo che quello era l'inizio. L'inizio di me che mi toglievo gli schiaffi da faccia. L'inizio di me che avevo ragione, perché mantenere la schiena dritta era un valore non un impedimento. L'inizio di me. In qualche modo ma inizio.

E lo fu. Fu inizio di una fine. Di giorni consumati fra la tentazione di restare in quella citta' che mi scorreva nelle vene come ossigeno e quella di abbandonarla perché l'ossigeno arrivava ai miei polmoni come fosse catrame di mille sigarette. E mi stava uccidendo.

Da allora ho vissuto sempre compleanni più "solitari". Lontano dagli affetti più importanti, quelli che in certi giorni, come un compleanno, diventano lame conficcate nella carne. E sempre, ogni anno, ho pensato che "pero', cazzo, Maradona".

Non ci sara' mai piu' Maradona a cantarmi "tanti auguri" e non so se potrò ancora mai trascorrere questo giorno, almeno una volta, con i miei genitori. Con la mia famiglia. Pero' so che nulla nella vita e' gratuito e questo prezzo e' cio' che - giustamente - va pagato per godere delle mia ritrovata dignita'.

Quel ricordo, pero', quell'augurio di compleanno che e' impresso a fuoco nella mia memoria, e' un bellissimo regalo perché mi ricorda sempre che, che solo osando, si puo' ottenere un pezzetto di felicita'. Io "osai" chiedere a Diego, incurante di un suo possibile rifiuto, di farmi gli auguri. Lui sorrise, si alzo, mi bacio' sulla guancia e canto'. Perché avevo osato. Ecco, da quel punto di vista, qualcosa inizio' davvero quel giorno. Iniziai io come sono, sempre pronta a sfidare e osare. Perché in fondo penso di non aver nulla da perdere. Anzi no, da perdere avevo un dolore infinito accumulato nel tempo. Oggi mi sono resa conto che, a furia di osare, me ne resta poco. Tutto il resto sono solo chili superflui.

Da domani mi metto a dieta.

Wednesday, June 4, 2014

Saturday, May 31, 2014

Respiro

Oggi respiro.

Prendo una pausa da tutto e respiro. Non sento più nemmeno la polvere delle macerie soffocarmi come negli ultimi giorni.

Respiro e guardo il cielo azzurro dalla finestra della mia stanza che da' sull'infinito. Il letto e' sfatto, da 4 giorni, segno del turbine che ha avvolto la mia vita disorientandomi: non rifaccio il letto dopo aver lavato le lenzuola che sono li piegate, in attesa di essere aperte per accogliere la stanchezza delle mie notti.

Respiro. Perche' il cuore, malato, ma stabile di Dorothy, e' la notizia più bella degli ultimi sei mesi. La più attesa.

Respiro. Perche' ora ricordo bene e distintamente le parole della mia amica Fausta che mi diceva "nell'economia di una vita, tutto questo e' niente". E la mia vita e' così anti economica. Così sprecona di energie, passioni, entusiasmi, amore e sofferenza. Quando morirò, spero molto in la, avrò vissuto così tanto da non sapere neppure più chi sono o sono stata.

Respiro e archivio la ruota della bicicletta che mi e' stata rubata per farmi uno sfregio. Da chi una propria vita felice proprio non riesce ad averla. Deve rubare la mia. Io non ho più' una bici perché' non posso permettermi di ripagare la ruota, ma sorrido. Non ti ho mai vista sorridere.

Respiro e ti vedo guarita. E non sara' domani. Ma sara' presto. Giusto il tempo per conservare i soldi per un biglietto aereo. Per esserci da vicino oltre che da lontano.

Respiro e i conti delle mie tre carte di credito non mi spaventano. Onorero' i miei debiti come sempre.

Respiro e l'assegno con l'affitto e' pronto e firmato e mi avanzano 100$ invece di 65$. Respiro ancora più profondamente.

Respiro e apro una mail che mi dice che il mega store di elettronica mi ha mandato un regalo per il mio compleanno. Perché io sto per nascere. Anzi sono nata e morta mille volte e mille volte ho pianto rinascendo. Pianto e urlato il dolore. Prima di respirare e sapere bene distintamente, dentro di me, che sono qui per vincere. Vincere contro le paure. Decollare con il vento contrario.

Respiro e trovo qui e la' improvvisi successi professionali, che mi piovono addosso a sorpresa. Come se ci si potesse sorprendere di un risultato che arriva dopo aver lavorato senza riposo. Ma lo stupore e' meraviglioso. E' la mia parte più bella di bambina. Quella che mi fa vincere.

Respiro. E finalmente scorro quelle tue parole che mi dicono "mi piaci". Una piccola musica in lontananza che e' come oasi in un deserto. Oasi ancora lontana ma a portata di cuore.

Respiro e respiro ancora. Assaporando questo silenzio e questa pace. Senza nemmeno guardarmi indietro. Guardando avanti, attraverso quello squarcio fra i palazzi che corre veloce fino al fiume e oltre, fino al New Jersey.

Sono venuta a New York perche' mi sentivo come morta. Non morirò certo adesso per troppa vita.

E percio', respiro.