Saturday, May 15, 2010

Shalom

Sono entrata nella Sinagoga del Village ieri con la stessa emozione con cui entrerei al New York Times. Ho un istintivo rispetto per la "sacralita' " senza che cio' coincida necessariamente con un senso di condivisione o di appartenenza. Beh, ovviamente, nel caso del New York Times sono loro che non vogliono che io gli appartenga, perche' io, invece, li renderei miei "proprietari" a vita, senza nemmeno chiedere le clausole del contratto.
Il mio rapporto con la religione e' "variopinto". Mia mamma e' molto religiosa, cattolica praticante, non perde una messa come mio fratello non perde una partita della Roma. Mio papa' e' ateo ma e', allo stesso tempo, una delle persone piu' "spirituali" che abbia mai conosciuto. Credo che l'unione fra una cattolica praticante e un ateo che si amano ancora dopo quasi 50 anni, abbia determinato un senso di curiosita' e di liberta' nella nostre scelte.
Quando vivevo a Napoli, amavo andare nel Chiostro di Santa Chiara a studiare e anche a cercare un po' di quella pace che in una casa con 10 coinquilini mancava assolutamente. Sostanzialmente non vado in chiesa ma ci sono dei preti e delle suore di cui ammiro il lavoro e la capacita' di "parlare e accogliere". Cio' che, secondo me, dovrebbe essere il compito di ogni chiesa.
A New York, pero', ti accorgi di come questo "cattolicentrismo" sia assolutamente un'unicita' italiana. Qui ogni religione ha il suo spazio e la sua chiesa e nessuno si preoccupa granche' di quale sia quella in cui tu vai a pregare e a quale Dio quella preghiera venga rivolta.
Per una serie di casualita', dopo tre anni, il 95% dei miei piu' cari amici sono ebrei. Ho trovato in loro delle persone amabili, generose (si ANCHE economicamente) colte, spiritose (mica Woody Allen e' unico) e instancabilmente curiose del mondo intorno. E che io fossi un'italiana, immigrata e con "precedenti" cattolici ;) non ha mai fatto la differenza. Anzi.
Fra questi amici, c'e' Chava, la rabbina della Sinagoga del Village. Una donna di uno spessore tale da riempirti la vita solo a parlarci per venti minuti. Chava, anzi, la rabbina Koster, ha poi il dono di ridere e sorridere sempre, con quegli occhi che ti avvolgono e sostengono impedendoti di cadere.
Le ho chiesto di andare alla funzione del venerdi sera. Certo mi ha detto. Alessia, la mia nuova (in senso temporale) amica e' venuta con me. La funzione e' di una bellezza struggente, per tre quarti basata su canti meravigliosi dal medioevo ad oggi. Sul libro, poi, che ti danno per seguire, sono riportate poesie, frasi e brani di scrittori, politici e rabbini, da Lincoln a Cohen, da Martin Luther King a qualche anonimo che affido' la sopravvivenza della sua anima a parole scritte sulle mura di quelle vergogne che chiamiamo Lager/ Camp. La famiglia del rabbino Koster e' stata decimata dalla follia nazista.
Per quanto mi riguarda, vigilero' in ogni modo che nulla del genere accada mai piu'. Tutti siamo responsabili e la nostra indifferenza e' colpevole come quella croce uncinata esibita con orgoglio, ancora oggi, da qualche testa di cazzo.
Dopo i canti, il rabbino ha fatto il suo sermone. E ho capito perche' ho voglia, ultimamente, di diventare ebrea. Un discorso pieno di ispirazione sulla responsabilita' umana, su cio' che Dio ha creato ma NOI dobbiamo gestire e sull'impatto che cascuno puo' avere in questo mondo e in quello che verra'. E la condanna alla legge sull'immigrazione appena passata in Arizona e alla condizione degli immigrati e a come ciascuno in questa citta' sia stato, un giorno, un immigrato. E per me che lo sono, ancora, oggi, e' stato come se qualcuno mi stesse abbracciando e dicendo "non sei sola, noi siamo stati e siamo cio' che tu sei". Un'emozione di quelle da tenere fra le cose preziose di questo mio vivere qui. Un'emozione e un senso piu' profondo di disgusto per quella diffidenza per "l'altro" che sta dilagando in Italia, come un'emorragia.
Credo che andro' ancora in Sinagoga. Dio, nei suoi infiniti nomi, e' dove tu lo cerchi, e' nella bellezza e nell'amore per i tuoi simili. Credo solo che si accomodi piu' volentieri al fianco di chi sa tradurre cosi' egregiamente il suo volere.

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