Sunday, May 16, 2010

Barack Obama

Questa mattina, mio padre mi ha mostrato, decisamente allarmato,il titolo di un articolo nella pagina esteri del Il Fatto Quotidiano (lui spera sempre che ci sia un mio articolo, anche quando sa che non ho scritto). L'articolo (che non ho potuto leggere dal momento che non ho accesso alla versione online del quotidiano, ne' posso trovarlo in edicola a New York), parlava di quella rivolta anti Obama che cova (nemmeno tanto segretamente), in particolare in Stati come la Virginia e Michigan.
Ho detto a mio padre che non c'e' nulla di nuovo sotto il cielo, nel senso che qui sappiamo, sin dal primo giorno, che molti non amano Obama e molti dei molti non lo amano proprio (ancora) per quel colore di pelle diverso. La studipidita' umana in fondo non ha rassegnazione e origina pericolosi movimenti sotteranei. In questo paese hanno ucciso John e Bob Kennedy, Martin Luther King e una lista lunghissima di leader innovatori e "pericolosamente" democratici. Non a caso, un genio liberale come Woody Allen ha dichiarato a Cannes che amerebbe vedere una dittatura di Obama per qualche anno. Per un Newyorchese doc e, dunque, abituato alla tutela della liberta' individuale al di sopra di tutto, e' stata un'affermazione significativa. New York non e' l'America. New York e' un'isola felice (e' il caso di dirlo) di democrazia, apertura mentale, liberta' e pacifismo, difficile da ritrovare altrove negli Usa. Forse San Francisco o le citta' dell'Oregon.... ma niente come New York.
A New York Obama e' riconosciuto, persino da qualche repubblicano (qualcuno sopravvive anche qui) come il leader migliore per il paese e uno dei migliori in assoluto nella storia. Ma non e' cosi ovunque, purtroppo.
La realta' e' che , nel bene e nel male (solo per chi non ama i cambiamenti e la diffusone del virus della democrazia), l'elezione di Obama, arrivata dopo una strepitosa e galvanizzante campagna elettorale, ha rappresentato e rappresenta un momento fondamentale nella storia del paese ma anche un cambiamento epocale e un senso di rinnovata speranza per molti americani. Anche per quelli senza passaporto blu come me.
Ho sostenuto Barack Obama dal primo giorno. Sono stata fra i suoi volontari, quelli che bussavano alle porte. Ho pianto la notte della sua elezione e del suo giuramento. E, a modo suo, senza saperlo, mi ha salvato la vita.

Ecco una pagina del mio "diario" di tre anni fa

Ore 23.30, 28 marzo 2007. Il rullo dei bagagli gira a vuoto. Il mio bagaglio non c’e’. Benvenuta in America, Angela. “tanto domani torno a casa” mi dico mentre un nodo mi stringe la gola e lo stomaco. Voglio vomitare ma non posso, devo parlare con la tizia dell’ufficio “persi e ritrovati” per il mio bagaglio. Intanto io mi sento solo persa e non so se li’, oltre al mio bagaglio potranno ritrovare anche me. Non credo, la tizia e’ annoiata e detesta ripetere le cose ma a quest’ora il mio inglese e’ rimasto indietro insieme a tutta una vita vissuta e improvvisamente abbandonata….

Il tassista mi chiede l’indirizzo, glielo dico e mi chiede che strada fare. Gli dico che scelga lui, tanto e’ tardi e non c’e’ traffico. Il fatto e’ che non ho assolutamente idea di dove sia Jackson Height ne’ il Queens. Per me potrebbe portarmi anche all’inferno e non me ne accorgerei. Anzi, penso di esserci gia’ all’inferno e la cosa pazzesca e’ che mi ci sono cacciata con le mie mani….

La casa e’ bella e grande. Troppo grande per consolare la mia paura. Quella paura che sarebbe diventata la mia migliore amica: paura di non farcela, paura di non avere i soldi per sopravvivere, paura della legge che non conosco, paura delle cose che non capisco, paura di morire di notte per strada e nessuno se ne accorgerebbe, paura di aver scelto disperatamente di vivere e di poter morire per questo….

Sul tavolino nel salone c’e’ un libro: My father’s dream di Barack Obama. Ho sentito parlare di questo senatore che vuole candidarsi alla presidenza degli stati uniti e di quanto tutto cio’ sia considerato folle. Prendo il libro per sfogliarlo e intanto penso a mio padre e al suo sogno giusto di vecchio comunista: di un mondo giusto, di persone giuste e di figli che se fanno la cosa giusta saranno felici. Penso a mio padre e mia madre che ho appena chiamati al telefono per dirgli che sono arrivata e che sto bene. Odio mentire ai miei genitori ma non posso dirgli che mi sento morire e che ho paura e voglio tornare a casa. Non posso. Allora ingoio le lacrime che pero’ maledettamente continuano a scendere e mi sforzo di leggere qualche pagina…
Stavo facendo la conoscenza di Barack Obama, il futuro Presidente degli Stati Uniti e l’uomo che in qualche modo mi avrebbe salvato la vita……

1 comment:

dario celli said...

Le prime pagine di una nuova storia accarezzano sempre il cuore...

d.