Tuesday, July 6, 2010

Certe notti

Ci sono notti che ti raccontano il giorno che sta per arrivare: lo vedi, attraverso altre immagini magari, simboliche premonizioni, soprassalti del cuore.
Da quando mi sono trasferita qui ho difficolta' ad addormentarmi... ho sempre l'ansia di perdermi qualcosa o sprecare del tempo. Come se sentissi di non averne abbastanza. E a volte dormo senza sogni. A volte sogno senza esserne felice. Perche' quei sogni sono i ricordi di un passato al quale ho voltato si' le spalle ma, non avendolo fatto abbastanza in fretta, ha avuto il tempo di scalfirmi il cuore, una piccola cicatrice che, pero', se la guardi troppo e' ancora sanguinolenta.
In una di quelle notti che ti preannunciano il giorno, ho sognato che ero persa e dolente e che le persone che erano i volti creduti amici, si voltavano dall'altra parte ignorando del tutto la mia mano disperatamente tesa a chiedere aiuto. Non mi vergogno a dire che ho "mendicato" aiuto. A chi poteva aiutarmi. Se fosse stato utile per rafforzare il proprio ridicolo potere. Cio' che continuo a non perdonare di tutto cio' e' il fatto che io mi sia lasciata manipolare al punto da credere di non valere nulla, di essere un fallimento. Poiche' queste persone, per la quasi totalita' gestiscono potere politico, penso alla situazione del mio paese e non sento piu' di essere io un fallimento. E questo e' gia un buon passo in avanti.
Eppure la notte mi aveva raccontato di una giornata difficile e non per gli oltre 40 gradi che sono "l'emergenza del giorno" (e io stoicamente continuo a non avere l'aria condizionata). Difficile perche' non trascorsa nelle retrovie a rammendarsi i brandelli di mimetica lacerati nelle ultime battaglie, ma al fronte, fucile spianato a respingere i nemici: l'affitto, il lavoro che non c'e', le ansie del futuro, la voglia di rimanere qui ad ogni costo e quell'eta' che ho paura cominci all'improvviso a pesarmi come un macigno fino a sconfiggermi.
L'estratto conto in banca mi ha detto che con un "avanzo di 100$, potevo finalmente pagare l'affitto. Non ancora la bolletta della tv. Non ancora la lavanderia. Assolutamente non ancora il biglietto per l'Italia.
Ma ho imparato a non pensare a quello che manca. Mi concentro su cio' che riesco a fare.
Intanto, nel mio paese, nella mia regione, una pettoruta fringuellina della tv, attende di essere nominata assessore alle politiche giovanili e alle pari opportunita'. E qualcuno prova a convincermi che non e' colpa della sinistra e di quelle femmine che per accaparrarsi un po' di potere, che altrimenti si sarebbero sognate per assenza di meriti, si sono inventate questa minchiata delle pari opportunita', che in altri paesi, vecchia come il mondo, ha educato la societa' a dare potere reale alle donne che ora non hanno piu' bisogno di quella cosa incivile che si chiamano quote. Sapete vero che le quote ci sono per gli immigrati? In Usa come in Italia. Per gli immigrati, che nessuno vuole, e per le femmine, che nessuno vuole. Nel paese dove vivo le donne hanno un potere acquisito e saldo. Ancora ci sono margini di disparita' con gli uomini ma, tanto per fare un esempio che non sia di parte, ricordo tre segretari di stato donne di spessore incontestabile: Madeleine Albright (Clinton), Condoleeze Rice (Bush) e Hillary Clinton (Obama). Da un lato e dall'altro le donne scelte hanno una qualita' e una professionalita' che arriva da lontano tanto da averle portate vicine alla presidenza o averle fatte sopravvivere a un governo atroce come quello di George Bush. In Italia abbiamo le pari opportunita' e la Carfagna e la Binetti, e la Prestigiacomo e altre di cui per pudore (loro) fingo di dimenticare i nomi. Certo che ricordo anche Monica Lewinski ma non mi risulta abbia avuto nessun incarico di Stato. Cosi' come non ne hanno avuto la squillo di Spitzer (che si e' dovuto dimettere) ne' quelle di altri politici che hanno visto le loro carriere rapidamente bruciate dai sex gates.
Ma l'America e' lontana, cantava Lucio Dalla... e allora viva le quote e cio' che ci rifilano come esempio delle femmine al potere, schiave di uomini che le portano per il collare e loro non fingono nemmeno di nasconderlo.
E siccome ci sono notti che ti raccontano come sara' il tuo giorno, oggi, chissa' perche' ho prestato attenzione ad una mail di facebook, quella di un gruppo. Non le leggo mai. Le cancello automaticamente. Questa l'ho aperta. Senza ragione. Anzi, con ragione. Perche' quella mail era arrivata fino a me per dirmi che un mio amico era morto.
Trovo la morte fastidiosa nella sua inopportunita'. Da quando sono lontana pero', lontana dalle persone che amo, mi fa un po' piu' paura.
Ho chiamato i miei per avvertirli. Non rispondevano. Skype, niente, telefono, niente, cellulare , niente. Mi ha preso il panico.
Perche' sebbene un senso di giustizia vorrebbe che poi certe cose capitino alla pettoruta fringuella o alle "amiche" pariopportuniste che mi hanno dato un calcio in bocca quando imploravo aiuto, poi non funziona cosi'... Proprio no.
Quando mi hanno risposto ho scoperto che a casa si consumava un "dramma" (familiare in tutti i sensi) fra il nonno e il nipote per colpa del computer. Per mio padre il computer, mezzo attraverso il quale puo' vedermi quando vuole (o quasi) e' diventato piu' prezioso di tante altre cose. Lo fa toccare con difficolta' e non sapendolo usare bene e' sempre terrorizzato che gli tolgano Skype. Mentre io ero affranta per il mio amico nella realta' un nonno e un nipote litigavano come due bambini di cinque anni. Mi e' presa una malinconia devastante perche' ho pensato che diamo cosi' per scontata la vita, da sprecare tante occasioni per guardarci negli occhi e dirci che ci vogliamo bene. Lo so che e' banale, ma alla fine non lo e'. Alla fine non sappiamo nulla del tempo e dei giorni e delle ore e per questo ne dovremmo gioire e aiutare chi non ne e' capace a farlo.
Ho tanta voglia di tornare ad abbracciare i mie genitori e stare li' a fargli solo sapere che li amo e gli sono grata per ogni tasto che queste dita mai stanche sanno digitare. Gli sono grata per cio' che sono, e io sono in quelle lettere e in quei tasti.
Ci sono notti che ti raccontano il tuo giorno. Al supermercato ho trovato un portafogli, c'erano cosi' tanti soldi che non si chiudeva. L'ho dato alla cassiera e mi sono sentita in pace mentre il mio conto di 16$ mi pesava come fossero 1600$. Mio padre era un bambino, durante la guerra, e aveva tanta fame. Trovo' un portafogli pieno di soldi, lo diede a sua madre, mia nonna Arcangela Vitale, che lo porto in chiesa al parroco. A mio padre, il proprietario non diede nemmeno una ricompensa e lui continuo' ad avere fame. Ho ascoltato questa storia troppe volte da mia zia Elena. Deve essermi rimasta dentro da qualche parte.
Ci sono notti che raccontano il tuo giorno e allora non ti vorresti svegliare perche' hai timore di non arrivare a sera. Ma poi ci arrivi. E hai pagato l'affitto e comprato le patatine. E tornando a casa due cani, Dorothy e Katan (ribattezzato Gaeta') mi hanno festeggiato come se senza di me la vita fosse orribile.
E allora forse questa notte mi raccontera' di un giorno migliore.

1 comment:

Anonymous said...

...se ne vanno prima o poi i nostri sogni,
come cavalieri gentili che l'orizzonte inghiotte,
rimane l'eco dei loro passi, profumo spento d'alghe e tramonti, rimane come un nodo di pena nei nostri cuori.
Tuttavia di tanto in tanto ritorno sui miei passi per vedere se qualche sogno lasciato nel cassetto e non svanito abbia ancora bisogna di me.
Leonardo