Ieri sera un tornado ha attraversato New York e la mia vita. La furia della natura era incredibile, eppure ipnotizzava lo sguardo mentre faticosamente cercavo di chiudere le finestre e tranquillizzare Dorothy. Lei odia la pioggia.
Si fa fatica a chiudere le finestre quando quando un tornado arriva a spazzarti via l'equilibrio e a scompigliarti le pagine di una vita intera.
Stamattina sono uscita e la citta' mi ha regalato la piu' bella giornata di sole che chi, come me, ama il sole, potesse desiderare. Non c'era traccia del tornado se non i qualche eccesso di foglie ai bordi delle strade, stranezza di una stagione di poco vento.
Cosi come il dolore, come un tornado, ha oltrepassato finestre e porte e barriere e protezioni, anche il sole e' tornato. Gli lascio asciugare le lacrime, seccare le ferite, riscaldare il cuore.
Il sole non cancella ma lenisce. Come l'abbraccio di tutti ha lenito la disperazione.
Un'amica mi ha scritto, da milioni di chilometri, "chi va, solitamente e' piu' felice mentre noi che restiamo indietro siamo pieni di tristezza". Cecilia e' la persona piu' piena di vita che io conosca e le sue parole sono state come una carezza.
In questi giorni ho continuato a scrivere per lavoro e per sopravvivenza. Sforzandomi di cambiare il tono.
Posso solo dire, citando un poeta di quelli veri, che non "sono mai stata tanto attaccata alla vita".
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