Forse e' vero. Qualcuno lassu', in qualche posto nascosto al mio sguardo, pure spesso errante attraverso il blu e le nuvole o il nero piu' profondo nonostante la trapunta di stelle, mi ama. Qualcuno mi ama e mi afferra ogni volta che sto per cadere. A volte cado lo stesso ma quelle braccia forti che non posso sentire rallentano la caduta e la schiena resta dritta e le ossa non in frantumi.
Lassu' dove i nostri sogni vivono come le mimose sugli alberi a gennaio, qualcuno mi ama e mi aiuta a ritrovare la strada.
Non so se e' un dio, qualsiasi nome abbia, o mia zia o ora Pierpaolo o tutti. Ma qualcuno mi ama. E mi aiuta a ritrovare la direzione.
Anche vivere a New York, ovviamente, mi aiuta. Qui ho imparato i punti cardinali: so se sono a est o a ovest e posso dirigermi a sud senza sbagliare. E so guadare a Nord e alla mia stella. Quanto mi insegna questa citta'. Come dice la mia amica Ivana, sono un'altra persona. Migliore. E immodestamente condivido. Perche' ho ancora la voglia di imparare e di rimanere stupita come un bambino di fronte ad una giostra che gira e quel cavallo che torna sempre li', in quello stesso punto, con tutti i suoi colori.
Oggi e' stata una giornata difficile. Sono molto stanca e ho bisogno di vacanze. Prima pero' mi aspettano un paio di settimane toste, un po' da vagabonda e con tante decisioni da prendere. Passeranno, le decisioni si prenderanno e i piedi nella sabbia calda mi ridaranno tutta l'energia di cui ho bisogno.
Fra le cose che mi ha insegnato New York e' che c'e' sempre una via d'uscita se non hai paura e sei disposto a lavorare. Ma, anche, se impari ad ascoltare davvero e fino in fondo il tuo cuore. Per ascoltare, pero', abbiamo bisogno di silenzio: totale. Dobbiamo zittire la mente, i pensieri, le paure, le necessita', le urgenze, le inquietudini, le malinconie, le gioie, gli entusiasimi e tutto cio' che potrebbe portarci fuori pista. Per ascoltare, per il tempo che serve, abbiamo necessita' di silenzio. Ho trovato questa dimensione facendo yoga, in questa stanza con 42 gradi e 50% di umidita'. Come ha detto stasera l'istruttrice "se riuscite a fare yoga qui, New York non puo' farvi nulla di male". Ho sorriso. No, New York non puo' farmi nulla di male. Anzi.
Non puo' perche' io la amo di un amore cosi' profondo che mi porta ad ascoltarla, senza sforzarmi di vederla con lo sguardo dei miei pregiudizi e nemmeno dei deisderi. New York la guardo com'e', come i suoi viali larghi che portano all'acqua che non sai mai se e' il mare o il fiume e nemmeno importa.
Mentre il mio corpo sudava come mai credevo possibile e i miei muscoli si sottomettevano a posture inverosimili, ho capito da dove ricominciare ancora una volta. Ho capito quali erano le mie priorita' e la strada per realizzarle. In un minuto che mi e' sembrato un anno, tutto mi e' sembrato semplice e le decisioni gia' prese e, se non fosse costata ulteriore fatica, avrei sorriso.
Tornando a casa, poi, ho traovato la mail, bellissima di Renata. Renata va al liceo e ha chiesto la mia amicizia tramite Facebook. Mi da del lei. Stasera, fra le altre cose mi ha chiesto "non si sentiva spaesata quando si e' trasferita a New York"? (mi ha detto che aveva trovato per caso il mio blog e che da un'ora leggeva "senza stancarsi"). Ho pianto. Non piangevo da una settimana. La necessita' di sopravvivere ad un lutto ti fa concentrare sulla necessita' di abolire le lacrime come un fastidio, come quei fiori secchi che restano sulle tombe e puzzano e mettono infinita tristezza. Invece le lacrime possono essere belle come una rugiada, come le gocce del mare, come la pioggia fresca d'estate, come lo champagne per un'occasione speciale. Quelle di stasera, quelle "per Renata" erano lacrime belle, anche se sembravano uguali alle altre. Anche se dentro c'era l'assenza di Pier Paolo, le paure, le sofferenze e le incertezze di una vita difficile che meriterei piu' semplice ma ho scelto difficile per testardaggine e cuore.
Le lacrime per Renata sono state lacrime di "ok ricominciamo". Non ho mai pensato che qualcuno potesse leggere qualcosa che io scrivo per un'ora e "non stancarsi" e scoprirlo con tanta dolcezza ha ridato un senso a tutto.
Ero spaesata Renata. Ero spaesata e terrorizzata e a volte lo sono ancora. Ma se sei dove volevi essere e, mentre il terrore e lo spaesamento ti divorano, lasci un po' di spazio al silenzio, allora sentirai il tuo cuore indicarti la strada. Sempre. A New York e ovunque.
A New York e' solo piu' semplice perche' qui si vive di pane e di sogni che diventano realta' e sembra che ci sia sempre un nuovo appiglio al quale aggrapparsi e continuare. Se ne hai davvero voglia.
E poi c'e' chi da lassu' ci ama. Se sappiamo lasciarci amare. E se sappiamo amarci profondamente.
Questo post e' dedicato a Renata Giordano, ai suoi sogni, alle sue speranze, alla sua voglia di imparare, al suo amore per New York e a quelle lacrime che stasera, in una serata bellissima, mi fanno gli occhi piu' belli.
E questo post e' per tutti voi che mi leggete, a volte piu' attentamente di altre, perche' questa e' la mia vita e raccontarla a volte e' complicatamente doloroso. Ma da' un senso alle stelle.
2 comments:
Anche quaggiù qualcuno ti ama!
Non lo dimenticare mai, mi raccomando ;)
Angie, io aspetto solo di poterti abbracciare più forte che posso... Lotto con te, v.
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