Thursday, March 8, 2012

Marzo

Il 1 marzo di tanti anni fa, anche se lo ricordo come fosse oggi, nemmeno ancora ieri, mi laureai all'Istituto Universitario Orientale. Centodieci e lode e nodo alla gola d'ordinanza e lacrime ricacciate indietro mentre mi voltavo a guardare la mia famiglia. Erano tutti li'. TUTTI. Troppi non ci sono piu' ma quel giorno erano li' con me. Tranne mio padre, ovviamente, che dopo aver fumato una sigaretta dopo l'altra, era scappato in bagno per non farsi vedere piangere. Mio padre ci ha insegnato la bellezza del pianto di commozione. Quando si e' sposato mio fratello era l'unico che singhiozzava. (ma anche quando e' morto Berlinguer e quando i "progressisti" vinsero per la prima volta le elezioni o quando parto per tornare a New York).

L'8 marzo non mi e' mai piaciuto. Inutile spiegare perche'. E' sotto gli occhi di tutte le persone di buon senso il perche'. Anche se amo le mimose il cui profumo, qui, e' una delle poche cose che mi manca dell'Italia. Amo soprattutto quelle di febbraio che ti dicono "su dai, che fra un po' e' primavera". Un otto marzo, uno dei tanti, Luigi lascio' questa terra. Sebbene fosse troppo presto. Sebbene non fossimo preparati. La sera prima, in ospedale, lo avevo salutato ma lui si era voltato dall'altra parte per nascondere una lacrima. Sapeva che la vita era' gia' via e a tenerlo li, in quel letto, era ancora e solo il nostro infinito dolore. La nostra paura di sapere all'improvviso, con certezza che si muore. Il disgusto che provai, a bordo della mia Vespa, mentre come una povera disperata vagavo per la citta' in cerca di un riparo a quel dolore tagliente, nel vedere quelle "femmine" in calore che sguaiatamente si raggruppavano per andare a festeggiare il loro essere grette e squallide non lo dimentichero' mai. Ieri sera, sono stata ad una cena di un'associazione di donne nelle scienze, qui a NY. Non c'era volgarita'. C'erano donne meravigliose. Belle. Persone belle. Donne che vivono senza lo strazio volgare delle pari opportunita' e che, pure, vanno avanti, migliorano, progrediscono. Nel raccontarci, io e una ricercatrice parigina, ci siamo scoperte a raccontare due societa' (la francese e l'italiana) maschiliste e grette (Dominique Strauss-Kahn insegna). Le altre ci guardavano con stupore. Essere donna e' difficile. In Italia e' uno strazio soprattutto per colpa delle donne.

Il 13 marzo e' il compleanno di mio papa'. Vorrei essere con lui. Mio padre e' un uomo speciale. Tutti dovrebbero conoscerlo e parlare con lui. Perche' ti insegna la vita senza mai voler insegnare niente. Perche' tutti dovrebbero parlare con un comunista come lui per capire cos'e' il comunismo che ci piace. E la giustizia e la cura del prossimo e la capacita' di vedere tutti davvero uguali. Mio padre mi ha regalato la vita, la capacita' di sognare, il senso del dovere, l'ossessione dell'onesta' e la passione per l'opera. Oltre a tutto il resto.

Il 27 marzo di cinque anni fa salivo su un aereo. Andavo a New York. Tutti pensarono che sarei tornata indietro. Quanti pensieri. Quanto dolore in quell'andare via. Quanta paura nella mia assoluta solitudine. Quanto odio verso gli Italiani. Non l'Italia, paese meraviglioso. Ma verso i miei connazionali. Cinque anni fa. Non avevo piu' sogni, ne' aspirazioni ne' speranze. Ma tanta rabbia. E una convinzione. Unica. Che avessi diritto ad essere felice. E non e' mai troppo tardi per esserlo. In cinque anni ho curato la rabbia e trovato un mio equilibrio e me stessa. New York e' stata medico, amica, insegnante, fustigatrice. Sempre severa. Mai indulgente. Eppure accogliente e avvolgente. New York ed io, un amore di quelli che nascono a marzo e non smettono mai.

Amo marzo. La vita in questo mese, a volte, sembra abbandonarti, ma sta solo ricominciando altrove. E gli occhi di Luigi, quei suoi begli occhi azzurri, mi aiutano a vedere quando e' troppo buio.

1 comment:

Anonymous said...

L'altra mattina dopo essere sceso dalla metropolitana m'incammino per una strada che porta al parcheggio dov'è custodita la mia vettura. Lungo il viale ci sono delle piante ed è stata autentica poesia osservare un ragazzo che camminando ha osservato e si è fermato a guardare estasiato un rametto in cui era venuta alla luce una gemma: era fiorita! La vita è così prepotente che non puoi fermarla, ti esplode dentro. Amo marzo per questo. Cara Angela, il tuo racconto profuma di primavera. Io ho avuto la fortuna di conoscere te ma anche tuo papà e mi è bastato guardarlo negli occhi per capire l'uomo. Nei tuoi post i sentimenti fanno sempre da mazziere e inevitabilmente finiscono per commuovere il tuo invisibile interlocutore. Si percepisce che scrivere per te è una esigenza e non potrai mai farne a meno. Come non possiamo farne a meno noi di leggerti.
Leonardo Sileo