pensieri spettinati di yogurt allo sciroppo d'acero mentre New York si rimbocca le maniche:
1) felicita' e' il venerdì. L'annuncio. L'attesa. L'amore per il tempo senza orologio, senza telefono, senza tempo.
2) felicita' e' la luce che dal palazzo di sinistra si riflette sul palazzo di destra in un gioco di specchi invisibili. Percepibili solo agli occhi di chi guarda un po' oltre. Verso l'acqua.
3) felicita' e' l'aria fresca che entra dalla finestra, eppur piena di sole. Aver bisogno di una maglia. Godersi il freddo dei piedi scalzi sul pavimento. Sentire l'autunno. Il momento in cui si puo' sognare senza sudare. Senza sembrare sciocchi. Senza sembrare troppo giovani o troppo vecchi. Si sogna di rosso. Avvolti in un plaid. Con il naso freddo.
4) felicita' e' sognarti. Vederti mentre ti muovi e mentre muovi veloce le mani a stendere per bene la tovaglia sul tavolo. Quella rossa che ho portato con me. Quella che metteró sul tavolo domenica per gli amici. Perche' continui a vivere. Sognarti. E gli occhi umidi mi dicono che non basta sognarti. Eppure io - che i sogni li celebro - bestemmierei. Torna a farmi sognare. Parlami. E fra una parola e l'altra, accarezzami il viso con quella leggerezza di dita sottili. Portami via il dolore. Almeno un po'.
5) felicita' e' il mio onomastico che quasi amavo piu del compleanno crescendo perche' era "noto" a tutti. Qui non riesco nemmeno a spiegare cosa sia un onomastico. Ma lo aspetto. Come quando avevo 6 anni.
6) felicita' sono tutte le persone che si offrono di aiutarmi appena lo chiedo. Ho imparato nel tempo che chiedere aiuto richiede una forza enorme. Prima di tutto ha richiesto scrollarmi di dosso la parte di italianita' negativa (quella buona e' tutta li e la proteggo. Per noi - retaggio della cultura cattolica interpretata al suo peggio (colpa nostra ovviamente) - chiedere aiuto e' atto di debolezza e concedere aiuto e' gesto di carita'. Si innesta immediatamente una situazione di sbilanciamento fra chi aiuta e chi riceve e le due parti non si guarderanno mai negli occhi: resteranno lontane. Chi puo' dare e da', facendo "carità" e chi ha bisogno e riceve, sentendosi un fallimento. A New York, grazie soprattutto alla cultura ebraica, ma anche al fatto che questa e' una citta' laica, chiedere aiuto e' normale. Qui prevale il senso di comunita' che non coincide con la chiesa. E' comunita' di sguardi e di mani e di abbracci. Qui, quando ci si aiuta, ci si guarda negli occhi. Per non dimenticarsi. Uno con l'altro. Perche' l'aiuto serve a chi lo riceve e a chi lo dona. Senza per questo acquisire diritti sulla tua vita. O superiorita'. Per fortuna, spesso, anche in italia prevale l'aiuto laico. Ed e' un trionfo di generosita'.
7) felicita' sono le calze colorate.
8) felicita' sono le frittelle di fiori di zucca.
9) felicita' e' preparare il menu per domenica.
10) felicita' e' Dorothy. Averla avuta con me cosi a lungo che ora e' ancora qui. Attaccata al mio cuore.
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