Friday, September 29, 2017

Pensieri di felicita del 29 settembre 2017




pensieri spettinati di yogurt allo sciroppo d'acero mentre New York si rimbocca le maniche

1) felicita' e' il venerdì. L'annuncio. L'attesa. L'amore per il tempo senza orologio, senza telefono, senza tempo.

2) felicita' e' la luce che dal palazzo di sinistra si riflette sul palazzo di destra in un gioco di specchi invisibili. Percepibili solo agli occhi di chi guarda un po' oltre. Verso l'acqua. 

3) felicita' e' l'aria fresca che entra dalla finestra, eppur piena di sole. Aver bisogno di una maglia. Godersi il freddo dei piedi scalzi sul pavimento. Sentire l'autunno. Il momento in cui si puo' sognare senza sudare. Senza sembrare sciocchi. Senza sembrare troppo giovani o troppo vecchi. Si sogna di rosso. Avvolti in un plaid. Con il naso freddo. 

4) felicita' e' sognarti. Vederti mentre ti muovi e mentre muovi veloce le mani a stendere per bene la tovaglia sul tavolo. Quella rossa che ho portato con me. Quella che metteró sul tavolo domenica per gli amici. Perche' continui a vivere. Sognarti. E gli occhi umidi mi dicono che non basta sognarti. Eppure io - che i sogni li celebro - bestemmierei. Torna a farmi sognare. Parlami. E fra una parola e l'altra, accarezzami il viso con quella leggerezza di dita sottili. Portami via il dolore. Almeno un po'. 

5) felicita' e' il mio onomastico che quasi amavo piu del compleanno crescendo perche' era "noto" a tutti. Qui non riesco nemmeno a spiegare cosa sia un onomastico. Ma lo aspetto. Come quando avevo 6 anni. 

6) felicita' sono tutte le persone che si offrono di aiutarmi appena lo chiedo. Ho imparato nel tempo che chiedere aiuto richiede una forza enorme. Prima di tutto ha richiesto scrollarmi di dosso la parte di italianita' negativa (quella buona e' tutta li e la proteggo. Per noi - retaggio della cultura cattolica interpretata al suo peggio (colpa nostra ovviamente) - chiedere aiuto e' atto di debolezza e concedere aiuto e' gesto di carita'. Si innesta immediatamente una situazione di sbilanciamento fra chi aiuta e chi riceve e le due parti non si guarderanno mai negli occhi: resteranno lontane. Chi puo' dare e da', facendo "carità" e chi ha bisogno e riceve, sentendosi un fallimento. A New York, grazie soprattutto alla cultura ebraica, ma anche al fatto che questa e' una citta' laica, chiedere aiuto e' normale. Qui prevale il senso di comunita' che non coincide con la chiesa. E' comunita' di sguardi e di mani e di abbracci. Qui, quando ci si aiuta, ci si guarda negli occhi. Per non dimenticarsi. Uno con l'altro. Perche' l'aiuto serve a chi lo riceve e a chi lo dona. Senza per questo acquisire diritti sulla tua vita. O superiorita'. Per fortuna, spesso, anche in italia prevale l'aiuto laico. Ed e' un trionfo di generosita'.

7) felicita' sono le calze colorate. 

8) felicita' sono le frittelle di fiori di zucca. 

9) felicita' e' preparare il menu per domenica. 

10) felicita' e' Dorothy. Averla avuta con me cosi a lungo che ora e' ancora qui. Attaccata al mio cuore.


Thursday, September 28, 2017

IL PRIMO BACIO

L’ultima volta che ho respirato il respiro di Dorothy, la mia amatissima compagna pelosa, era l’8 giugno. Erano le 14.37. Faceva caldo, ma non troppo. Poche ore prima, per impedire al dolore, che mi aveva gia’ invaso ogni molecola, di bloccarmi il respiro, mi misi a seguire, in TV, la testimonianza di Comey, l’ex numero uno dell’FBI, che raccontava delle pressioni ricevute da Donald Trump, in un paio di incontri, per lasciar cadere le indagini sui suoi “uomini”.
Seguivo Comey e Dorothy dormiva sul suo cuscino. Sembrava un giorno qualsiasi. Alle 14.22 arrivarono la veterinaria e l’infermiera. Alle 14.45, un omone grosso, Frank, mi chiese il permesso di intromettersi nella mia vita, per portarmela via.
Per la prima volta, alle 14.46 dell’8 giugno, fui veramente sola a New York.
Chi sottovaluta la depressione sottile e pungente e asfissiante e lacerante che accompagna la perdita di un cane, probabilmente non ha mai vissuto in totale simbiosi con un altro essere vivente. Senza crisi, senza incomprensioni, senza drammi. Solo perfetta sintonia.
Per 14 anni e 5 mesi, Dorothy ha reso la mia solitudine mai vera. Mai totale. Mai assoluta. Quando apro la porta, ogni giorno, ogni volta, ogni maledetta volta, da quasi quattro mesi, io mi sento spaventosamente sola. E vorrei restare li, con la chiave nella toppa e poi sedermi sull’uscio e raggomitolarmi fino a scomparire. Fino a non sentire piu’ nulla.
Non so quanto mi manchi un cane. So che mi manca lei. Dorothy.
In questi mesi ho scritto poco o niente. Scrivere e’ spesso atto dolente e, dunque, impossibile quando sei già in piedi a fatica.
Stasera mi sono seduta alla mia scrivania, in quest’angolo di stanza che guarda verso il New Jersey e verso l’Hudson. Lei amava venirsi ad adagiare ai miei piedi mentre, cullata dalla ninna nanna dei tasti, si addormentava serena.
Mi sono seduta per scrivere un post sul tempo a New York che corre veloce, più veloce che altrove. E ho colto il rosa di un tramonto rapido, come rapidi sono quelli autunnali, in cui il sole, piu’ debole, sembra volentieri, senza resistenza, cedere il passo alla notte. E mentre la luce che mi ha riportato a lei, con tenera violenza, si e’ spenta, le finestre di fronte si sono illuminate, una dopo l’altra e, nella quiete di una giornata che comincia a riposarsi, ho sentito il vento portare fin qui, nel mio angolo, la melodia di un sassofono che suonava New York New York.
Ed ho avuto voglia di farvelo sentire, ovunque voi siate.
Perche’ a New York si arriva, quasi sempre, cosí soli, che “soli” non lo si e’ poi mai davvero: si e’, infatti, in compagnia della propria consapevolezza di essere “isole” su un’isola. Eppure, proprio per questo, proprio perche’ in larghissima maggioranza arriviamo tutti da luoghi, lingue e colori diversi, qui e’ normale che, all’improvviso, qualcuno ti prenda per mano, ti offra una spalla per piangere, ti abbracci forte in silenzio.
Non c’e’ stato un solo momento, in dieci anni, in cui New York mi abbia, davvero, lasciata sola. Come quella sera, in quel primo inverno, con un freddo da ghiacciare persino la paura e il portafogli sempre troppo vuoto. Il calore di un bar per poter, poi, affrontare quegli ultimi cinque blocchi fino a casa. Due occhi azzurri che ti sorridono all’improvviso e una chiacchiera che diventa aperitivo e poi cena. E finalmente fuori la neve. La mia prima neve in citta’.
E un bacio, inaspettato, come nei film, come quello del soldato e l’infermiera, dopo la guerra. Un bacio da Hollywood, a Manhattan. Non ricordo nemmeno il suo nome.
Ma ricordo il bacio. Fu il bacio che mi risveglio’, come una Cenerentola che non ha bisogno di un principe per realizzare i suoi sogni. Solo di stare sveglia. E stare svegli a New York e’ fantastico. Perche’ lei, che non dorme mai, non ti lascia mai veramente da sola.

http://www.isegretidimatilde.com/il-primo-bacio/

Saturday, September 23, 2017

Pensieri di felicità 23 settembre 2017









Pensieri spettinati di un sabato che e' luce. Che illumina. 

1) felicita' e' il cielo azzurro di fronte a me. Essere seduta nel mio angolo preferito di questa casa. Nel silenzio interrotto solo dal ticchettio dei tasti. Un conto alla rovescia in meno. Sono qui, dove volevo. Socchiudo gli occhi, click, foto. Archivio del vivere. 

2) felicita' e' mettere la chiave nella toppa, girare piano come facevo nell'illusoria convinzione di sorprenderti. E sapere che non sono mai riuscita a farlo. Nemmeno quell'ultimo giorno. Tu sapevi e hai aspettato pacifica sul tuo materassino fidandoti di me. Non ti ho ai sorpresa. Forse, spero, perché ti ho sempre immensamente amata. 

3) felicita' e' potere andare al parco a stendersi al sole, in una piccola resa di una guerra che non vale la pena combattere perche' dall'altra parte si usano solo metodi da rappresaglia. 

4) felicita' e' essere da sola - finalmente - a esattamente un mese dal mio ritorno dall'Italia. 

5) felicita' e' la settimana alle spalle, le decisioni prese, i tormenti attraversati, la leggerezza di aver fatto la cosa giusta. 

6) felicita' e' accudire il sonno di un bimbo e ricordarmi dei miei nipoti e di quelle fiabe pazze che mi inventavo per loro. E che torneranno alla mente quando ritroveranno lo spazio adatto nel loro crescere anche per me. 

7) felicita' e' svegliarsi pensando che e' il giorno del digiuno. E invece no.

8) felicita' sono gli occhi. Che non si stancano mai di innamorarsi. Prima del cuore. 

9) felicita' e' l'amica che ti regala un volo per la California. Perche' in fondo non siete amiche. Siete sorelle. Da attraversamento di deserti. 

10) felicita' sono tutti i complimenti ricevuti ieri per le foto del mio appartamento. Perché ne pago il conto e allora mi rende felice che se ne percepiscano il calore e la luce. In questa mia amata casa, costruita con stoica pazienza in dieci anni, 8 cose su dieci sono "ereditate" da altri cuori viaggianti, 1 su dieci e' stata presa in strada e rimessa a nuovo e 1 su dieci e' stata mia da sempre. Come il tappeto in camera da letto: mio prima ancora che fosse mio, perche' era di mia madre. La mia casa sono mille pezzetti di amore, di storie, di viaggi, di partenze, di arrivederci, di olio per lucidare e piedi traballanti. La mia casa sono io. Un pezzo di tutto cio' che mi ha attraversato la carne come luce. Illuminandomi.

Wednesday, September 20, 2017

Un bouquet di matite temperate


Non ami New York in autunno? Mi fa venire voglia di comprare cose per la scuola. Se conoscessi il tuo nome e il tuo indirizzo, ti manderei un bouquet di matite appena temperate”
Chissà quante volte avevo ascoltato questa frase, guardando uno dei miei film preferiti, “C’è posta per te”, senza mai pensare che un giorno mi sarei trovata a passeggiare in quelle strade dove Nora Ephron aveva immaginato si svolgesse una delle storie d’amore più romantiche del grande schermo.
Dopo sette traslochi, in cinque anni, Dorothy ed io, invece, abbiamo trovato la nostra luce in un appartamento pieno di finestre, dalle quali vedo un angolo del palazzo dove Nora visse a lungo e che amò profondamente, l’Apthorp.
Mi sono, ovviamente, ritrovata ad avere un appuntamento romantico da Lalo, dove i due protagonisti del film, si incontrano per la prima volta. e ho seppellito una ciocca di peli della mia amata Dorothy proprio nell’aiuola dove è stata girata la scena finale.
Se ami scrivere e questo, almeno in parte, è il tuo mestiere, vivere dove ha vissuto Edgar Allan Poe e guardare le finestre dalle quali si affacciava Nora Ephron, è un conforto meraviglioso. E grande ispirazione. Così, io, ragazza del sud Italia, pazzamente innamorata dell’estate e del mare, a New York, ho scoperto la forza vitale dell’autunno.
Due sono i momenti in cui questa città, che pure è sempre super adrenalinica, ti impone davvero di svegliarti alla vita, di rimboccarti le maniche per lavorare alla gioia, di acquietare il lamento per sostituirlo con un canto: la fioritura primaverile e la caduta autunnale delle foglie.
Camminando, quasi quotidianamente, nel parco amato da Nora (Riverside), in entrambe le stagioni, con occhio instancabile, distinguo i segnali che dall’inverno portano a quel trionfo di colori e profumi e dall’estate, ci prendono per mano, per accompagnarci verso la stagione più bella dell’anno: Halloween, Ringraziamento, Natale. Eppure la vita mi frega sempre, perché arriva all’improvviso, come in una magia. Percorro il parco e la vita è là, in mille colori. Come fosse Napoli. Come fosse felicità.
I colori dell’autunno, però, ho imparato ad amarli di più. Sono pieni di passione. Sono fuoco e sole. Sono legna che arde nel camino e caldarroste calde. Sono la carezza di mia madre sui miei ricci ribelli. Sono il naso di Dorothy, sul mio, fino all’ultimo respiro. I colori dell’autunno, per me, sono la vita che non muore mai. E sono la forza dei sogni che, ho imparato, è tutto ciò che fa muovere il mondo.
Da quando sono arrivata in questa casa di luce, guardando la finestra dalla quale si affacciava Nora, ho scoperto l’autunno e mi sono innamorata ancora di più della vita e di New York. E nel mio vaso, sulla scrivania, ho messo un bouquet di matite, appena temperate

http://www.isegretidimatilde.com/vi-regalo-un-bouquet-di-matite/

Saturday, September 16, 2017

Che mestiere fai? Io vivo a NY


Ieri sono andata verso il mare. Anzi verso l'oceano. 

L'occasione non era di quelle felici perche ci incontravamo per ricordare e onorare la vita di qualcuno scomparso davvero troppo presto. E poi un giorno parlero' dell'importanza di questi momenti che qui si organizzano e che dovremmo fare anche noi, fuori dalle chiese o dai recinti della formalita'. 

Nel luogo dove ci siamo incontrati per celebrare una vita (non la morte sia chiaro) era nata la storia d'amore fra la mia amica/sorella e suo marito, cinque anni fa. Mentre camminavo lungo il viale che portava al mare, sono andata indietro con la memoria a quella festa alla quale decisi di non andare all'ultimo minuto; a quel bel surfista che lei mi presento' due giorni dopo; a quell'amore forte che la convinse addirittura a lasciare New York che e' la sua pelle. E poi pochi mesi fa la malattia e lui che la lascia in soli sei mesi. Ingoiando le lacrime sono andata piu indietro. 

A dieci anni prima. Quando incrociai il suo sguardo la prima volta. Ero sola e avevo paura. Odiavo questa citta' che pensavo di amare. Non conoscevo nessuno, non avevo soldi e ogni volta che uscivo pensavo che se fossi morta nessuno se ne sarebbe accorto per giorni. Lei vide tutto questo. E mi offri un drink. E una chiacchiera nel salottino del suo splendido ufficio con il lucernario che ti toglieva il limite del cielo. E le porte della sua famiglia si aprirono per darmi un abbraccio al primo Ringraziamento e alla prima vigilia di natale della mia vita che passavo senza la mia famiglia. Credo che quella serata, seduta a tavola con quindici persone, e bambini e confusione mi diede la forza di sopravvivere al giorno dopo: era Natale, la temperatura era meno 12 e io ero sola con Dorothy. Mangiai da sola e, chiusa in casa, piansi a lungo sentendomi morire piano piano. 

Ieri sera, vicino al mare, ho ritrovato tutta la "mia" famiglia e ci sono state molte lacrime e molti sorrisi. Vecchi amici di quell'ufficio con il lucernario e la terrazza sull'Empire. E mentre mia "sorella" parlava per ricordare il suo amato M, io, senza nemmeno prendermi la cura di asciugare le lacrime, ho pensato che la vita e' una cosa meravigliosa. E che la mia, e' magica come tutte quelle dei sognatori. 

Spesso mi chiedono cosa faccio o cosa faro da "grande". Io vivo a NY. Dove sono arrivata senza nulla se non con la mia determinazione a rinascere. Io vivo a NY e - dopo dieci anni - ho ricordi, legami, lacrime e abbracci che lungo la strada mi sono guadagnata. Io vivo a NY. E questo era il mio sogno: rinascere. E farlo nel posto piu difficile, piu complicato, piu caro, piu competitivo piu stancante, più dilaniante al mondo. E piu' spettacolare proprio per questo. E allora capisco anche chi mi deride, chi non mi sopporta, chi mi detesta. Non aver potuto mai dire "questo e' il mio sogno e DA SOLO lo sto realizzando" deve essere dura. E sorrido. E non perdono ma me ne fotto della loro bile. Scrivo invece per chi ha paura di sognare perche gli dicoo costantemente che bisogna avere i "piedi per terra". Non ho mai avuto i piedi cosi "per terra" come quando ho avuto finalmente il coraggio di sognare fino in fondo. Che mestiere fai angie? Io vivo a NY. E ne vado fiera. #sognatori

Thursday, September 7, 2017

Pensieri di felicita dell'8 settembre 2017

pensieri di capelli corti e rosa che sono in se' una dichiarazione d'amore alla vita: 1) felicita' e' svegliarsi e trovare la foto del mio piccolo guerriero che sorride con le sue smorfie buffe. E mi ricorda che tutto il resto e' acqua che lava via il superfluo. 2) felicita' e' il sole tornato. In se' e' felicita. 3) felicita' e' svegliarsi presto - prima che suoni la sveglia - e avere voglia di alzarsi e fare. E vivere. 4) felicita' e' una tua foto, con le orecchie che sembrano ancora piu grandi. I tuoi occhi. Il dolore per la tua assenza mi annienta. Lo so. Ho bisogno di amare ancora. Ma il punto e' che per ora non mi manca un tuo simile. Mi manchi tu. 5) felicita' e' il primo giorno di scuola della scuola pubblica. E i bambini sul pianerottolo da salutare e che sorridendo i dicono "ciao ciao" in italiano. Buon anno Jude e Ella e buon anno a voi, che siete futuro. 6) felicita' e' il weekend che si avvicina. Quell'induguare alla nullafacenza. 7) felicita' e' non essere razzisti. Il che non viene nturale come avere gli occhi blu. E' un lavoro impegnativo. Ma che ci rende persone. 8) felicita' e' vivere a New York. Senza altro da aggiungere. 9) felicita' e' guardare poco indietro. 10) felicita' e' dare sempre una seconda chance. Anche quando sai che andra' delusa. Perche' non bisogna mai vivere con i rimpianti. Fanno le rughe

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