Sunday, June 8, 2014

Nascite

Quando Diego Armando Maradona si alzo' e chiamo' Antonio Careca e insieme (anche a molti altri) cantarono "Tanti auguri a te", per me e solo per me, pensai che la vita si fosse raddrizzata, che le delusioni fossero alle spalle e anche la mia precarietà.

In fondo ero brava. Certo avevo dubitato perché se continuano a trattarti come se fossi un nulla vestito da niente, poi ti convinci che tu sia anche meno di quello. Se ti capita che qualcuno possa scegliere di metterti da parte solo perché' non gli piacciono i tuoi capelli, allora non solo non vali nulla ma sei pure indegna di essere trattata dignitosamente.

Mentre Maradona, il mio Maradona, quello che con la palla al piede aveva fatto sognare una citta' che, troppo spesso, sa solo piangersi addosso, mi faceva gli auguri in musica, io pensavo che quello era l'inizio. L'inizio di me che mi toglievo gli schiaffi da faccia. L'inizio di me che avevo ragione, perché mantenere la schiena dritta era un valore non un impedimento. L'inizio di me. In qualche modo ma inizio.

E lo fu. Fu inizio di una fine. Di giorni consumati fra la tentazione di restare in quella citta' che mi scorreva nelle vene come ossigeno e quella di abbandonarla perché l'ossigeno arrivava ai miei polmoni come fosse catrame di mille sigarette. E mi stava uccidendo.

Da allora ho vissuto sempre compleanni più "solitari". Lontano dagli affetti più importanti, quelli che in certi giorni, come un compleanno, diventano lame conficcate nella carne. E sempre, ogni anno, ho pensato che "pero', cazzo, Maradona".

Non ci sara' mai piu' Maradona a cantarmi "tanti auguri" e non so se potrò ancora mai trascorrere questo giorno, almeno una volta, con i miei genitori. Con la mia famiglia. Pero' so che nulla nella vita e' gratuito e questo prezzo e' cio' che - giustamente - va pagato per godere delle mia ritrovata dignita'.

Quel ricordo, pero', quell'augurio di compleanno che e' impresso a fuoco nella mia memoria, e' un bellissimo regalo perché mi ricorda sempre che, che solo osando, si puo' ottenere un pezzetto di felicita'. Io "osai" chiedere a Diego, incurante di un suo possibile rifiuto, di farmi gli auguri. Lui sorrise, si alzo, mi bacio' sulla guancia e canto'. Perché avevo osato. Ecco, da quel punto di vista, qualcosa inizio' davvero quel giorno. Iniziai io come sono, sempre pronta a sfidare e osare. Perché in fondo penso di non aver nulla da perdere. Anzi no, da perdere avevo un dolore infinito accumulato nel tempo. Oggi mi sono resa conto che, a furia di osare, me ne resta poco. Tutto il resto sono solo chili superflui.

Da domani mi metto a dieta.

1 comment:

Anonymous said...

Vola alto solo chi osa diceva Sepùlveda e tu, cara Angela, hai un bellissimo paio di ali che hanno saputo sorreggerti quando tutto precipitava. Nella vita bisogna osare, hai detto bene, nulla è gratuito. Chi nasce con le palle non è detto che abbia pure culo.
Sii orgogliosa di quello che hai fatto ed ottenuto semplicemente perché hai saputo conquistarlo con il sudore della fronte e le lacrime della solitudine...
Auguri ancora, Angela.
Leonardo