Non so mai da dove arrivino gli incroci dei miei pensieri. Non so mai dove, la mia sparpagliata memoria condurra' la mia attenzione, spostando una parte del mio cervello su qualcosa di inaspettato.
Non so e nemmeno, onestamente, mi interessa saperlo. Ho fatto da tempo amicizia con la scompostezza della mia vita, con quel continuo sovvertire le attese e fare, a volte, dei giri infiniti prima di arrivare ad un punto chiaro e immediato. La praticità quasi maniacale che necessito nella mia quotidiana sopravvivenza, scompare, forse per contrappasso, nell'attività del pensiero che non osserva regole economiche o di contingenza immediata.
Per questo ieri, improvvisamente, mi sono ritrovata bambina a guardare mio fratello Roberto, portato in spalla da un suo compagno di squadra "senior" dopo essersi aggiudicato l'ennesima medaglia in una gara di pattinaggio.
Mio fratello ed io siamo quanto di piu' diverso possiate immaginare, a prima vista. Lui e' biondo (era - con i capelli) e con gli occhi azzurri e da ragazzino era così magro che mia madre e mio padre, disperati, provavano a rimpinzarlo di dolci. Io sono stata sempre piu' larga che alta e la storia che mi accompagnava crescendo, e che ha segnato il mio destino, e' che da piccola, ma piccola, se cadevo non riuscivo a rialzarmi per quanto fossi grassa. Mia madre, in soggiorno, ha due foto meravigliose di noi bambini, in bianco e nero: Roberto sembra un incrocio fra il figlio di Kate e William e quello di Angelina Jolie e Brad Pitt. Non so se avete presente. Io sono un Budda mignon, con una gonnellina che vuole esplodere e una faccia tonda e perplessa che e' la stessa che mi avrebbe accompagnato negli anni di fronte alle bilance dei vari dietologi. In piu', Roberto sorride. Io sono imbronciata.
Quelle foto sono la sintesi di noi due. Almeno ad un primo sguardo. In piu', come dicevo, Roberto era un campione di pattinaggio (io alla seconda frattura di braccio sono stata interdetta da ogni sport) e, crescendo, inizio' anche a giocare ad hockey con un gruppo di compagni di squadra di cui - ovviamente - io ero assolutamente innamorata, nonostante loro mi ignorassero come si ignora cio' che nemmeno vedi.
Insomma - per anni - sono stata divorata dalla gelosia nei confronti di quel fratello bello, bravo e pure intelligente ;) Per attirare l'attenzione ho cominciato a parlare senza sosta, sempre e di tutto e lo facevo anche mantenendo quella faccia cupa e incazzata, tanto per dare un segno di serietà al mio dire. Roberto, infatti, e' stato sempre silenzioso e introverso. Le parole divennero la mia arma per attirare l'attenzione e venni immediatamente ribattezzata "la contestatrice" - un passo avanti dalla "chiattona" cui ero abituata.
Crescendo, pero', per fortuna, i tormenti dell'infanzia e di quelle continue trasformazioni lasciano il posto a delle personcine in nuce che prendono confidenza con se' stesse e sbocciano, finalmente, come farfalle. O diventano cigni pur essendo stati dei "brutti anatroccoli".
Negli anni, riguardando le foto di noi piccoli senza piu' provare quella fitta di dolore nel vedermi orribile vicino al "principino" ma scoprendo in entrambi una bellezza distinta e perfetta, ho ritrovato le parole di mia madre che mi raccontava di come mio fratello mi seguisse sempre per assicurarsi che non mi accadesse nulla e di quella volta che mi salvo' la vita, correndo a chiamarla mentre stavo per soffocare sommersa dal borotalco che un'amichetta aveva deciso di spolverarmi sul viso a chili.
E mi sono ricordata anche di quella volta che io - a sua insaputa - sfidai a botte un bulletto di quartiere che lo aveva minacciato (storie di ragazzine perché ovviamente tutte gli morivano appresso bello com'era mentre a me... vabbe' avete capito)
Roby ha sposato una delle mie migliori amiche (grazie al mio zampino), Nicle, e ha due figli splendidi, Serena e Cristian, che sono la mia gioia oltre che la loro ovviamente. Come me, e' caduto e si e' rialzato piu' volte. Come ha imparato a fare quando correva su quei pattini che io invece ho appeso al muro per troppa paura.
Ecco, diciamo che siamo molto piu' simili di quanto si possa credere proprio per questo. Perché non ci arrendiamo. Lui lo fa con la stessa caparbieta' di un atleta che conosce il sacrificio necessario per arrivare al traguardo; io, spesso, lo faccio con la stessa rabbia che mi portavo dentro quando mi sentivo solo quella "grassa".
Roberto continua a parlare meno di me e probabilmente si imbarazzerà un po' per questo scritto. Ma alla fine, mi perdonerà perché e da sempre così che succede fra di noi.
Perche' siamo fratelli.
Non so e nemmeno, onestamente, mi interessa saperlo. Ho fatto da tempo amicizia con la scompostezza della mia vita, con quel continuo sovvertire le attese e fare, a volte, dei giri infiniti prima di arrivare ad un punto chiaro e immediato. La praticità quasi maniacale che necessito nella mia quotidiana sopravvivenza, scompare, forse per contrappasso, nell'attività del pensiero che non osserva regole economiche o di contingenza immediata.
Per questo ieri, improvvisamente, mi sono ritrovata bambina a guardare mio fratello Roberto, portato in spalla da un suo compagno di squadra "senior" dopo essersi aggiudicato l'ennesima medaglia in una gara di pattinaggio.
Mio fratello ed io siamo quanto di piu' diverso possiate immaginare, a prima vista. Lui e' biondo (era - con i capelli) e con gli occhi azzurri e da ragazzino era così magro che mia madre e mio padre, disperati, provavano a rimpinzarlo di dolci. Io sono stata sempre piu' larga che alta e la storia che mi accompagnava crescendo, e che ha segnato il mio destino, e' che da piccola, ma piccola, se cadevo non riuscivo a rialzarmi per quanto fossi grassa. Mia madre, in soggiorno, ha due foto meravigliose di noi bambini, in bianco e nero: Roberto sembra un incrocio fra il figlio di Kate e William e quello di Angelina Jolie e Brad Pitt. Non so se avete presente. Io sono un Budda mignon, con una gonnellina che vuole esplodere e una faccia tonda e perplessa che e' la stessa che mi avrebbe accompagnato negli anni di fronte alle bilance dei vari dietologi. In piu', Roberto sorride. Io sono imbronciata.
Quelle foto sono la sintesi di noi due. Almeno ad un primo sguardo. In piu', come dicevo, Roberto era un campione di pattinaggio (io alla seconda frattura di braccio sono stata interdetta da ogni sport) e, crescendo, inizio' anche a giocare ad hockey con un gruppo di compagni di squadra di cui - ovviamente - io ero assolutamente innamorata, nonostante loro mi ignorassero come si ignora cio' che nemmeno vedi.
Insomma - per anni - sono stata divorata dalla gelosia nei confronti di quel fratello bello, bravo e pure intelligente ;) Per attirare l'attenzione ho cominciato a parlare senza sosta, sempre e di tutto e lo facevo anche mantenendo quella faccia cupa e incazzata, tanto per dare un segno di serietà al mio dire. Roberto, infatti, e' stato sempre silenzioso e introverso. Le parole divennero la mia arma per attirare l'attenzione e venni immediatamente ribattezzata "la contestatrice" - un passo avanti dalla "chiattona" cui ero abituata.
Crescendo, pero', per fortuna, i tormenti dell'infanzia e di quelle continue trasformazioni lasciano il posto a delle personcine in nuce che prendono confidenza con se' stesse e sbocciano, finalmente, come farfalle. O diventano cigni pur essendo stati dei "brutti anatroccoli".
Negli anni, riguardando le foto di noi piccoli senza piu' provare quella fitta di dolore nel vedermi orribile vicino al "principino" ma scoprendo in entrambi una bellezza distinta e perfetta, ho ritrovato le parole di mia madre che mi raccontava di come mio fratello mi seguisse sempre per assicurarsi che non mi accadesse nulla e di quella volta che mi salvo' la vita, correndo a chiamarla mentre stavo per soffocare sommersa dal borotalco che un'amichetta aveva deciso di spolverarmi sul viso a chili.
E mi sono ricordata anche di quella volta che io - a sua insaputa - sfidai a botte un bulletto di quartiere che lo aveva minacciato (storie di ragazzine perché ovviamente tutte gli morivano appresso bello com'era mentre a me... vabbe' avete capito)
Roby ha sposato una delle mie migliori amiche (grazie al mio zampino), Nicle, e ha due figli splendidi, Serena e Cristian, che sono la mia gioia oltre che la loro ovviamente. Come me, e' caduto e si e' rialzato piu' volte. Come ha imparato a fare quando correva su quei pattini che io invece ho appeso al muro per troppa paura.
Ecco, diciamo che siamo molto piu' simili di quanto si possa credere proprio per questo. Perché non ci arrendiamo. Lui lo fa con la stessa caparbieta' di un atleta che conosce il sacrificio necessario per arrivare al traguardo; io, spesso, lo faccio con la stessa rabbia che mi portavo dentro quando mi sentivo solo quella "grassa".
Roberto continua a parlare meno di me e probabilmente si imbarazzerà un po' per questo scritto. Ma alla fine, mi perdonerà perché e da sempre così che succede fra di noi.
Perche' siamo fratelli.
3 comments:
Brava,sei una splendita persona.
Come sempre la tua penna riesce a far fare un tuffo dolcemente malinconico nel passato. Brava! Un bacio grande a te e Roberto
...bello leggere di una storia d'amore. Un amore incondizionato. La vita talvolta ci porta a prendere delle strade diverse, diversissime ma questo certamente non ottenebra un rapporto di sangue cementato negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. La distanza funge da amplificatore e lo dico perché l'ho provato in passato e dopo un breve periodo di ricongiungimento lo sto riprovando adesso. Nulla potrà mai fermare l'amore verso il sangue del proprio sangue, è una forza che sposta le montagne e smuove gli oceani.
Leonardo
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