A volte, persino per me, guerriera alla corte dell'ottimismo, trovare un sorriso e' difficile. Racimolare l'energia per alzarsi dal letto, quella per vestirsi, uscire, salutare, sorridere, lavorare, arrabbiarsi, dare pillole, preparare pasti, passeggiare cani, allenarsi, pedalare, fare conti.
Difficile, pesante, lacerante, dolorante.
Cosi piu' facile sarebbe, mollare tutto. Soprattutto quando una pioggia senza fine ti sferza senza nemmeno darti la speranza di non sentire piu' i piedi bagnati e l'acqua fredda che scivola nel collo.
Difficile.
Ma, proprio allora, indispensabile. Perche' fare tutto cio' quando e' facile, quando hai il vento in poppa e il sole alto in cielo, e' troppo facile. Non e' un fatto di vita. E' un fatto di quotidianeita'.
Allora bisogna chiudere gli occhi e pensare. Pensare a un anno indietro e a tutti i passi in avanti che in quell'anno, con fatica e senza, si sono compiuti.
E allora, con gli occhi chiusi, mi arriva la magia del silenzio della mia casa, dove persino il borbottio leggero dell'umidificatore sembra un gran casino. Dorothy sul tappeto vicino al divano, respira quell'aria al mentolo e mi sembra piu' tranquilla. Guardo il suo petto sollevarsi e abbassarsi e mi chiedo cosa combina quel cuore malato che si ritrova. Quel cuore che sono determinata a rendere felice e gioioso fino all'ultimo. Senza stanchezza.
Un anno fa era tutto diverso. E tutto in peggio. Certo il suo cuore lo pensavamo ancora intatto ma entrambi, il mio e il suo, erano meno felici, piu' tormentati. La nostra casa era piena di ombre; quelle di una presenza negativa. Come tutte quelle di chi si e' creduto molto amico. E non c'erano sorrisi, non c'era serenita' e non c'era sollievo. Mai.
Oggi siamo provate ma tuttavia serene. Tuttavia insieme, tuttavia con la speranza di un domani e di un altro e di un altro ancora. E abbiamo di piu' e non di meno. Piu' amici, piu' amore, piu' saggezza, piu' ricordi, piu' sorrisi, piu' felicita'. Nonostante tutto. Nonostante sia maledettamente difficile vederla quando sei raggomitolata sul tuo dolore e tutto cio' che vedi sono le punte dei tuoi piedi.
Domani e' il nostro settimo giorno del Ringraziamento. Del Ringraziare e del Dare. E io non posso non ringraziare di essere qui, un anno dopo, migliore e piu' felice di un anno fa.
E, riaprendo gli occhi, mi guardo intorno. Nella finestra di fronte vedo accesa la prima luce della Manora. Giorno del Ringraziamento e giorno di Hannukah. Giorni di luci. Che rischiarano anche il mio dolore e mi riconnettono con tutta la vita che ho dentro di me. Che avevo da sempre ma che avevo perso e qui ho ritrovato. New York per altri e' un fatto alla moda. Per me e' stato il sentiero che mi ha fatto ritrovare. E non si puo' che essere grati per questo.
Difficile, pesante, lacerante, dolorante.
Cosi piu' facile sarebbe, mollare tutto. Soprattutto quando una pioggia senza fine ti sferza senza nemmeno darti la speranza di non sentire piu' i piedi bagnati e l'acqua fredda che scivola nel collo.
Difficile.
Ma, proprio allora, indispensabile. Perche' fare tutto cio' quando e' facile, quando hai il vento in poppa e il sole alto in cielo, e' troppo facile. Non e' un fatto di vita. E' un fatto di quotidianeita'.
Allora bisogna chiudere gli occhi e pensare. Pensare a un anno indietro e a tutti i passi in avanti che in quell'anno, con fatica e senza, si sono compiuti.
E allora, con gli occhi chiusi, mi arriva la magia del silenzio della mia casa, dove persino il borbottio leggero dell'umidificatore sembra un gran casino. Dorothy sul tappeto vicino al divano, respira quell'aria al mentolo e mi sembra piu' tranquilla. Guardo il suo petto sollevarsi e abbassarsi e mi chiedo cosa combina quel cuore malato che si ritrova. Quel cuore che sono determinata a rendere felice e gioioso fino all'ultimo. Senza stanchezza.
Un anno fa era tutto diverso. E tutto in peggio. Certo il suo cuore lo pensavamo ancora intatto ma entrambi, il mio e il suo, erano meno felici, piu' tormentati. La nostra casa era piena di ombre; quelle di una presenza negativa. Come tutte quelle di chi si e' creduto molto amico. E non c'erano sorrisi, non c'era serenita' e non c'era sollievo. Mai.
Oggi siamo provate ma tuttavia serene. Tuttavia insieme, tuttavia con la speranza di un domani e di un altro e di un altro ancora. E abbiamo di piu' e non di meno. Piu' amici, piu' amore, piu' saggezza, piu' ricordi, piu' sorrisi, piu' felicita'. Nonostante tutto. Nonostante sia maledettamente difficile vederla quando sei raggomitolata sul tuo dolore e tutto cio' che vedi sono le punte dei tuoi piedi.
Domani e' il nostro settimo giorno del Ringraziamento. Del Ringraziare e del Dare. E io non posso non ringraziare di essere qui, un anno dopo, migliore e piu' felice di un anno fa.
E, riaprendo gli occhi, mi guardo intorno. Nella finestra di fronte vedo accesa la prima luce della Manora. Giorno del Ringraziamento e giorno di Hannukah. Giorni di luci. Che rischiarano anche il mio dolore e mi riconnettono con tutta la vita che ho dentro di me. Che avevo da sempre ma che avevo perso e qui ho ritrovato. New York per altri e' un fatto alla moda. Per me e' stato il sentiero che mi ha fatto ritrovare. E non si puo' che essere grati per questo.
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