Ho deciso, questa volta, di arrivare a Roma come Angie. Quella di New York.
Di guardarla con gli occhi un po' bambini dell'americano che arriva qui e ha nelle orecchie le canzoni famose italiane storpiate dall'accento alcolico di Dean Martin o Frank Sinatra.
Sono arrivata a Roma come Angie. La turista. Che non deve avere a che fare con nulla che sia vita quotidiana, politica, rogne beghe file. Realta' insomma.
La bellezza di Roma mi ha trafitto il cuore dopo venti minuti. L'ho percorsa, attraversata, calpestata, goduta, accarezzata come la schiena di un amante, ascoltata nel suo silenzio del mattino, respirata nel suo odore di glicini e orchidee.
La grande, immensa, bellezza che mi ha messo sotto sopra il cuore quando, nell'attraversare un ponte a piedi, il piu' fantastico dei tramonti si e' lasciato annegare nel Tevere silenzioso, tutto di giallo e d'oro.
Roma e' lo splendore e la bellezza e io comprendevo perche' tutti i miei amici americani mi chiedono come possa aver scelto di andare altrove. Dove la storia non esiste ma si costruisce.
Poi ieri una telefonata. Un'agenzia di recupero crediti. Un individuo con fare da mafioso che praticamente mi insultava per un arretrato di 200 euro che "noi le abbiamo comunicato" e per lui comunicare significa digitare un numero di telefono italiano, non corrispondente alla mia residenza ne' ai miei dati e che, a New York, non accendo nemmeno. L'arroganza, la spocchia, l'ignoranza e la violenza di quell'essere fetido mi ha - di botto - fatto tornare Angela, italiana in fuga. E mi e' mancata casa e la civilta' e le regole e l'obbligatorieta' alla cortesia e al rispetto. Per legge.
Mi e' mancata casa. Dove la bellezza e' di casa ma non e' spettacolo. Pero' Vivere e' spettacolare e soprattutto possibile.
Questa mattina sono scesa per fare colazione. E - con sguardo meno estasiato - salutare questo corpo meraviglioso e dolente.
Sono in via del Governo Vecchio. Un'altra mattina, un paio di decadi fa, mi svegliai qui e scesi in strada. La notte ci aveva, a noi figli di Enrico Berlinguer, dato un colpo mortale da cui non ci saremmo mai rialzati. Silvio Berlusconi aveva vinto - cntro ogni pronostico - le prime elezioni che l'allora ancora esistente sinistra doveva aggiudicarsi a man bassa.
Qui c'e' la storia. Fatta da altri secoli fa. A casa mia si fa la storia. E il mio presidente sta combattendo con le unghie e con i denti per salvare la sua riforma sanitaria, una pietra miliare nella storia disumana (da questo punto di vista del paese). Il mio presidente, sta difendendo una cosa di sinistra.
Torno a casa. Perche' la storia vada avanti.
Di guardarla con gli occhi un po' bambini dell'americano che arriva qui e ha nelle orecchie le canzoni famose italiane storpiate dall'accento alcolico di Dean Martin o Frank Sinatra.
Sono arrivata a Roma come Angie. La turista. Che non deve avere a che fare con nulla che sia vita quotidiana, politica, rogne beghe file. Realta' insomma.
La bellezza di Roma mi ha trafitto il cuore dopo venti minuti. L'ho percorsa, attraversata, calpestata, goduta, accarezzata come la schiena di un amante, ascoltata nel suo silenzio del mattino, respirata nel suo odore di glicini e orchidee.
La grande, immensa, bellezza che mi ha messo sotto sopra il cuore quando, nell'attraversare un ponte a piedi, il piu' fantastico dei tramonti si e' lasciato annegare nel Tevere silenzioso, tutto di giallo e d'oro.
Roma e' lo splendore e la bellezza e io comprendevo perche' tutti i miei amici americani mi chiedono come possa aver scelto di andare altrove. Dove la storia non esiste ma si costruisce.
Poi ieri una telefonata. Un'agenzia di recupero crediti. Un individuo con fare da mafioso che praticamente mi insultava per un arretrato di 200 euro che "noi le abbiamo comunicato" e per lui comunicare significa digitare un numero di telefono italiano, non corrispondente alla mia residenza ne' ai miei dati e che, a New York, non accendo nemmeno. L'arroganza, la spocchia, l'ignoranza e la violenza di quell'essere fetido mi ha - di botto - fatto tornare Angela, italiana in fuga. E mi e' mancata casa e la civilta' e le regole e l'obbligatorieta' alla cortesia e al rispetto. Per legge.
Mi e' mancata casa. Dove la bellezza e' di casa ma non e' spettacolo. Pero' Vivere e' spettacolare e soprattutto possibile.
Questa mattina sono scesa per fare colazione. E - con sguardo meno estasiato - salutare questo corpo meraviglioso e dolente.
Sono in via del Governo Vecchio. Un'altra mattina, un paio di decadi fa, mi svegliai qui e scesi in strada. La notte ci aveva, a noi figli di Enrico Berlinguer, dato un colpo mortale da cui non ci saremmo mai rialzati. Silvio Berlusconi aveva vinto - cntro ogni pronostico - le prime elezioni che l'allora ancora esistente sinistra doveva aggiudicarsi a man bassa.
Qui c'e' la storia. Fatta da altri secoli fa. A casa mia si fa la storia. E il mio presidente sta combattendo con le unghie e con i denti per salvare la sua riforma sanitaria, una pietra miliare nella storia disumana (da questo punto di vista del paese). Il mio presidente, sta difendendo una cosa di sinistra.
Torno a casa. Perche' la storia vada avanti.