Sul mio passaporto italiano c'e scritto che sono residente a New York. Ricordo che gia' quello mi fece sentire di avere un'identita'.
Quando vivi all'estero, e ci sei andata non in condizioni "di sicurezza" o da "privilegiato", senti di non sapere piu chi sei. Sei un "apolide" con dentro quella disperante necessita' di restare italiano, perdendo tutto il negativo pero' che ci affligge, amalgamandoti con la tua nuova patria. Che poi qui non ha un volto, un colore, una religione: qua e' tutto. Qua e' l'arcobaleno davvero.
Quando qualche giorno fa mi e' arrivata la mia carta d'identita' newyorchese, ho sentito una profonda commozione. Ho sentito di avere finalmente un'identita', quella di cittadina di questa meravigliosa citta'. La carta d'identita newyorchese, voluta dal sindaco De Blasio, e' valida SOLO a New York, ma viene rilasciata anche agli immigrati clandestini, coloro che qui vivono e lavorano, hanno figli che mandano a scuola, festeggiano il Ringraziamento e le loro feste, ma sono "invisibili". Sans papiers.
Tutti noi, ora, abbiamo un'identita' che e' quella di una citta' che ci abbraccia e ci accoglie senza chiederci il conto delle nostre miserie di origine, dei nostri dolori e delle nostre ferite. Questa citta' ci accoglie, come da secoli accoglie disperati o visionari provenienti da tutto il mondo, chiedendoci solo di rispettare le leggi (e badate bene, lo chiede anche ai clandestini che di legge ne hanno gia' infranta una ma che, per la citta' di New York, non hanno per questo perso diritto alla loro condizione di umani). New York ci chiede di essere buoni newyorchesi restando cio che siamo: italiani, montenegrini, messicani, australiani.
Ci chiede, New York, di restare umani. E per questo ci regala un'identita' che dentro di noi, anime viandanti e spesso apolidi, si tramuta immediatamente nella voglia di ricambiare quest'accoglienza amando questa citta' come possiamo.
Un giorno sogno di diventare americana. Piu di ogni altra cosa. Non perche' l'America sia perfetta. Non esistono paesi perfetti e l'America lo e' meno di altri. Ma perche' voglio essere al 100% parte di un paese che ti accoglie e ti rende parte di un progetto. Che chiamiamo sogno, ma e' un progetto al 100% fatto di maniche rimboccate e di grande lavoro.
Quando si diventa cittadini, il presidente invia una lettera. Sono sempre molto belle. Questa che segue e' quella di Barack Obama.
Cari fratelli americani,Vi abbracciamo come nuovi cittadini di questa terra e vi diamo il benvenuto nella famiglia americana.Dalla nostra fondazione, generazioni di immigrati sono arrivati in questo Paese pieni di speranza per un futuro migliore e hanno fatto sacrifici per trasmettere questa eredità ai loro figli e nipoti. Questo è il prezzo e la promessa per la cittadinanza. Voi adesso siete parte di questa preziosa storia e siete di ispirazione per chi verrà dopo di Voi.I nostri principi democratici e le nostre libertà sono vostri e vanno sostenuti attivamente con impegno e partecipazione. Vi incoraggio a essere coinvolti nella Vostra comunità e di promuovere i valori che ci guidano in quanto americani: duro lavoro e onestà, coraggio e correttezza, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo. Avete prestato un giuramento solenne a questo paese, e con ciò ne condividete privilegi e responsabilità.sono onorato di congratularmi con Voi per essere diventati cittadini degli Stati Uniti d'America Voi rappresentate la promessa del Sogno americano, e grazie alla vostra determinazione questa grande Nazione è ora la vostra Nazione.Sinceramente, Barack Obama
Spesso ripenso alla bimba del mare, quella con la gonnellina colorata morta a poca distanza dalle nostre coste.
E sempre la vorrei abbracciare e accogliere. Come l'America ha fatto con me. Come New York ha fatto con me. Bambina colorata a mio modo arrivata qui piena di dolore ma viva. Cio' che a lei, alla bambina del mare, non abbiamo concesso.