Quando sei seduto in aereo per quasi tre ore, incastrata fra due dormienti compagni di viaggio, assolutamete sconosciuti, e' inevitabile che, sebbene dovresti finire "assolutamente" quell'articolo, la mente cominci a volare per fatti suoi, capricciosa e incapace di starsene qui seduta. E sul mio viso si alternano sorrisi e malinconie a seconda delle immagini che si avvicendano dinanzi ai miei occhi.
Mamma e papa che salutano dal balcone. Dorothy e' con me. Questa volta viene anche lei a NY. Quella volta papa' SA che sto andando via per sempre. O perlomeno un persempre abbastanza lungo per fare male. Molto male al cuore. La mano si agita mentre gli occhiali sa sole nascondono lacrime a rivoli, senza vergogna. Quando lasci tutto alle spalle non c'e' spazio per la vergogna, non c'e' tempo per essere adulti. Dorothy nel trasportino non sa. Salutarla nella disorganizzazione terrificante dell'aeroporto di Capodichino quasi mi ferma il cuore. Una delle prove piu' difficili alle quali la mia sfida alla vita mi ha sottoposto. L'aereo parte con due ore di ritardo. Chiedo al caposcalo della Eurofly se hanno dato da bere a Dorothy, quello mi guarda e mi ride in faccia e mi dice "a quest'ora il cane sara' bello che morto". Ho volato per 9 ore piangendo senza tregua, pregando e parlando con Dorothy, chiedendole di non morire, di sentirmi perche' io ero la' e presto l'avrei abbracciata. Quando ho ritrovato il trasportino abbandonato nel mezzo dell'aeroporto (in barba a tutti i regolamenti che obbligano uno dell'equipaggio a stare li con il cane ed aspettare il proprietario) mi sono gettata a terra sulle ginocchia e ho aperto la porta. Dorothy ha lanciato un ululato che ha fatto accorrere i poliziotti. Ci hanno trovate abbraccite, lei non riusciva a stare in piedi. Mi hanno detto gentilmente che non poteva stare fuori dal trasportino. Ma mi hanno aiutata e scortata, quando sono passata di fianco alla flotta dell'Eurofly li ho maledetti tutti. Non ho mai piu' volato Eurofly. E maledico le compagnie aeree che lasciano volare chiunque ma non i cani, nemmeno uno per volta, a bordo come esseri umani.
Sono entrata in un bar. Sto tornando a casa ma fa troppo freddo. il primo inverno a NY mi sta mettendo a dura prova. Non ho soldi, tanto per non cambiare, ma un caffe' caldo ci vuole. Costa meno di taxi. Mentre comincio a riprendere i sensi mi accorgo che di fianco c'e' un uomo che mi guarda e sorride. Gli sorrido e mi dice qualcosa sul gelo che c'e' fuori. Cominciamo a parlare. Ha studiato un po' di italiano e lo parlicchia. Mi accordo che e' proprio belloccio con occhi azzurri come il bellissimo maglioncino. Di cashemere ovviamente. Mi chiede se vogliamo prendere un tavolo e cenare insieme. Penso ai soldi che non ho ma penso anche che "cavoli, quante volte succede una cosa cos". Arrivano i menu' - scorro con sguardo gia' addestrato, a cercare la cosa meno costosa ma lui mi chiede, facendo mi raggelare, se gli do' l'onore di ordinare per entrambi. Ovviamente senza ritegno. Lui parla, racconta, e io penso a come potro' recuperare quei soldi... Arriva il conto, un brivido mi attraversa la schiena. Non riesco a muovermi per l'ansoia. Una frazione di secondo e lui ha gia' messo li' la sua Amex gold. Sono innamorata. Mi vedo gia' camminare verso bloomberg con fascia a stelle e striscie che ci unisce per sempre, nel bene e nell'american express. Finalmente sono serena. Usciamo. Nevica. La neve mi distrae dalla sua voce che mi chiede se puo' offrirmi un taxi. Abito a due blocchi, rifiuto signorilmente. Si avvicina e mi dice "domani vado a londra, al ritornovoglio rivederti". Si avvicina ancora e mi bacia, facendomi andare all'indietro proprio come in un film. Quello della mia vita. Quello bello perche' bella sono io, sotto la neve.
1 comment:
Pensare ad alta voce credo sia più rumoroso che pensare a quota terra. Come mai? Forse perché il pensiero si tridimensionalizza. Prende forma.
I racconti restituiscono un'Angela unica. Un'Angela che non è possibile scorgere dalle colonne del Fatto quotidiano o del Mattino. Giustamente. Io voglio bene ad entrambe, alla giornalista che tiene in caldo le news oltreoceano e alla persona che si cela dietro quelle colonne d'inchiostro. Adoro l'anima che custodisci in te ma che al contempo ne lasci aperta una porta per consentire di spiarci dentro. Sublime diventa, pertanto, toccare con mano quei pensieri che ti diverti a liberare nell'azzurro più azzurro. Lassù. Oltre le nuvole.
Leonardo S.
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