Pasqua non mi piaceva perche' non mi piacevano le cose che si mangiavano, non c'erano regali (mio padre non ci comprava le uova per non farci mangiare troppa cioccolata) e poi si andava a Cava e io lo detestavo.
Pero' mamma mi comprava sempre un vestitino nuovo. Non ne ricordo nessuno tranne uno che mi fece finalmente passare il mio perenne broncio di "contestatrice" che mi portavo appresso come la coperta di Linus. Lo trovai disteso su letto, pronto ad essere indossato. Aveva una gonna a pieghe marroncino chiaro chiaro con dei fiorellini rossi e un giubetto marrone scure con le tasche sul davanti e il collo a camicia. Mi ricordo che amai persino le mie scarpe ortopediche quel giorno e i calzettoni "eleganti" che pero' mi segnavano le gambe cicciotte.
Ero bella senza sapere di esserlo. Non mi sono guardata allo specchio fino a pochi anni fa. Incapace di guardare cio' che vedevo e non mi piaceva. Ma quel vestito mi fece bella e quando giravo forte le pieghe della gonna si aprivano e facevano la ruota.
Forse sono andata anche a Messa contenta quel giorno pensando che appena uscita avrei fatto un sacco di giravolte con la mia gonna bella come fossi una ballerina.
Con gli anni ho pensato spesso ai sacrifici infiniti che hanno fatto i miei genitori per non farci mancare nulla ed essere felici. E so che non posso fare null'altro che amarli come li amo. Con indicibile riconoscenza.
Sono arrivata a NY che era quasi Pasqua. Per puro caso ovviamente. Ma oggi penso che non era poi un caso. Era il momento giusto per la mia "resurrezione" dalla palude della disperazione alla riva di un fiume di speranza. Se avessi avuto ancora quella gonna con le pieghe l'avrei indossata e avrei fatto la ruota tutt'intorno.
Ma non ce l'avevo piu' e per tanti mesi non ho avuto voglia di ruote o giravolte. Avevo solo tanta paura e malinconia e rabbia.
Quest'anno ho preparato il le pizze rustiche come le fa mia madre. E ho fatto tante giravolte per casa.
Pero' mamma mi comprava sempre un vestitino nuovo. Non ne ricordo nessuno tranne uno che mi fece finalmente passare il mio perenne broncio di "contestatrice" che mi portavo appresso come la coperta di Linus. Lo trovai disteso su letto, pronto ad essere indossato. Aveva una gonna a pieghe marroncino chiaro chiaro con dei fiorellini rossi e un giubetto marrone scure con le tasche sul davanti e il collo a camicia. Mi ricordo che amai persino le mie scarpe ortopediche quel giorno e i calzettoni "eleganti" che pero' mi segnavano le gambe cicciotte.
Ero bella senza sapere di esserlo. Non mi sono guardata allo specchio fino a pochi anni fa. Incapace di guardare cio' che vedevo e non mi piaceva. Ma quel vestito mi fece bella e quando giravo forte le pieghe della gonna si aprivano e facevano la ruota.
Forse sono andata anche a Messa contenta quel giorno pensando che appena uscita avrei fatto un sacco di giravolte con la mia gonna bella come fossi una ballerina.
Con gli anni ho pensato spesso ai sacrifici infiniti che hanno fatto i miei genitori per non farci mancare nulla ed essere felici. E so che non posso fare null'altro che amarli come li amo. Con indicibile riconoscenza.
Sono arrivata a NY che era quasi Pasqua. Per puro caso ovviamente. Ma oggi penso che non era poi un caso. Era il momento giusto per la mia "resurrezione" dalla palude della disperazione alla riva di un fiume di speranza. Se avessi avuto ancora quella gonna con le pieghe l'avrei indossata e avrei fatto la ruota tutt'intorno.
Ma non ce l'avevo piu' e per tanti mesi non ho avuto voglia di ruote o giravolte. Avevo solo tanta paura e malinconia e rabbia.
Quest'anno ho preparato il le pizze rustiche come le fa mia madre. E ho fatto tante giravolte per casa.
No comments:
Post a Comment